Il caso del forum sui consigli per i suicidi (ancora online). Il padre di un 18enne: «Erano in 10 online quando si è avvelenato: qualcuno lo ha incoraggiato»

La procura di Roma sostiene di aver oscurato il sito, eppure un indirizzo web analogo è ancora visibile in chiaro, da tutti, e raggiungibile con qualsiasi motore di ricerca

«La mattina in cui ha deciso di ingerire il nitrito di sodio era collegato in chat con una decina di altri ragazzi che l’hanno sostenuto nella sua scelta». Matteo Cecconi, 18 anni, è morto così. Prima chiedendo consigli su come avrebbe potuto togliersi la vita, e poi appoggiato da una decina di utenti della community Sanctioned Suicide. Frequentava l’Istituto tecnico industriale Fermi di Bassano Romano e il 26 aprile in una pausa tra una lezione e l’altra della didattica a distanza si è suicidato. La procura di Roma sostiene di aver oscurato il sito utilizzato dal ragazzo per compiere l’estremo gesto, eppure un indirizzo web analogo è ancora visibile in chiaro, da tutti, e raggiungibile con qualsiasi motore di ricerca. Il reato che viene contestato è quello di istigazione al suicidio. L’identico capo di accusa per cui i magistrati della Capitale hanno avviato un’inchiesta dopo la denuncia di due famiglie, quelle di Fabio e Paolo, due 19enni che hanno scelto di morire esattamente come Matteo. Proprio come lo studente bassanese, i due ragazzi aveva acquistato su un sito Internet il nitrito di sodio e proprio come lui erano entrati nella community.


Le chat

Nelle chat i “gestori” del sito internet hanno fornito tutti gli elementi necessari per far procedere ai due maggiorenni nel loro intento. Nulla era lasciato al caso: venivano dati anche consigli sui medicinali da assumere per evitare che il corpo espellesse la sostanza velenosa. «Subito dopo avere ingerito la sostanza – scrivevano in inglese nelle chat – ti consigliamo di mangiare un cioccolatino ed ingerire un farmaco anti vomito».


Il padre: «Maturava da tempo la decisione»

Il padre di Matteo, Alessandro, ha scoperto la cosa setacciando il computer del figlio, alla ricerca di una spiegazione al gesto estremo. La mattina del suicidio, racconta il padre, il giovane si era collegato al sito e vi erano altri 10 adolescenti connessi. «Vai e troverai la pace», «non temere vedrai che andrà tutto bene» ha scritto il gruppo a Matteo. Il padre dice di pensare che il figlio avesse maturato da tempo la decisione di togliersi la vita ma «sul sito in cui navigava quella mattina ha trovato persone che l’hanno accompagnato nella sua scelta e assecondato».

Cos’è Sanctioned Suicide

Il sito conta, ad oggi, 17.818 utenti e 1.178.329 di messaggi. È un forum, il cui messaggio iniziale recita: “Benvenuto su SanctionedSuicide, una community a favore della discussione su suicidio e malattia mentale”. Nelle chat vengono poste domande di ogni tipo: da quali sostanze utilizzare per togliersi la vita, a come rendere invisibili le tracce di un farmaco piuttosto che un altro agli occhi dell’autopsia. La schermata è divisa in tre sezioni: nella prima, gli utenti si ritrovano per scambiarsi consigli su come mettere fine alla propria vita; la seconda è dedicata a una sorta di sportello d’ascolto per ricevere supporto e aiuto nel caso si stesse pensando al suicidio o si voglia fare chiarezza sui propri disturbi mentali. La terza è denominata “Off topic”: è un contenitore in cui si discute di musica, film, videogames.

Nel regolamento è scritto che la community è cosiddetta pro-choice: «Pro-choice significa che non ti incoraggiamo a fare nulla. Sosteniamo il tuo diritto di vivere la tua vita al massimo, così come il tuo diritto di porre fine alla tua vita, se questo è ciò che desideri sinceramente. Forniamo uno spazio sicuro per discutere il tema del suicidio senza la censura di altri luoghi, nonché una comunità che può capirti e lasciarti essere te stesso senza giudicarti o costringerti a fare nulla. Puoi usare questo forum per sfogarti, parlare con persone che la pensano allo stesso modo, condividere le tue esperienze o per entrare in empatia e offrire parole gentili ad altri che potrebbero averne bisogno. Tutti abbiamo bisogno e meritiamo amore ed empatia».

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