Covid, autolesionismo e suicidio: aumentati del 50% i ricoveri tra i giovanissimi in Lombardia – Lo studio di Pavia

Il 79% dei ragazzi tra i 12 e i 17 anni che hanno preso parte al sondaggio hanno riferito sintomi di malessere acuti o in via di cronicizzazione

È un quadro «allarmante» quello delineato dalla Fondazione Mondino IRCCS di Pavia sugli adolescenti. Stando a un loro report – presentato al Senato e pubblicato da la Repubblica – in un anno sono aumentate di oltre il 50% le richieste di ricovero alla Neuropsichiatria per ragazzi in grave difficoltà presente nella loro struttura. E la situazione non è diversa nel resto della regione: stando ai dati forniti dai pronto soccorso lombardi, da ottobre 2020 a gennaio 2021 le domande sono aumentate del 50% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente (nel periodo pre-Covid), in cui l’aumento era stato del 38%. Anche i tentati suicidi sono cresciuti del 50%, contro il precedente +15%. «L’emergenza riguarda gran parte della strutture lombarde», ha dichiarato il professor Renato Borgatti, direttore della Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza della Fondazione. Il malessere tra i giovanissimi era emerso già in primavera, quando, attraverso un sondaggio, l’Istituto aveva rilevato un disagio in via di emersione dovuto all’isolamento per la pandemia di Covid-19.


Agli adolescenti tra i 12 e 17 anni è stato ora chiesto di rispondere a un questionario anonimo per valutare gli effetti delle restrizioni sul loro benessere. Su 1.649 adolescenti, il 79% ha riferito sintomi riconducibili a campanelli d’allarme, di cui il 29% con sintomi acuti e il 50% in via di cronicizzazione. Tra gli autori dello studio c’è la neuropsichiatra Martina Mensi. «Lo stress post traumatico può lasciare segni duraturi nello sviluppo psichico dei ragazzi – ha dichiarato a la Repubblica – e dall’indagine sono emerse anche allucinazioni e dispercezioni, sintomi dissociativi, agitazione, disturbi del sonno e incubi, nonché preoccupazione per il futuro e per genitori e familiari». Una delle cause di questa deriva è sicuramente la mancata «risposta tempestiva sul territorio per prevenire che la sofferenza emotiva della prima ondata si trasformasse in una patologia conclamata».


Immagine di copertina: ANSA/Mourad Balti Touati

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