La pandemia mette all’angolo le ragazze: a fine anno 1,4 milioni senza studio né lavoro – Il report di Save the Children

di Giada Giorgi

L’allarme lanciato è di Save The Children. “Con gli occhi delle bambine” è il titolo dell’XI Edizione dell’Atlante dell’Infanzia a rischio, una fotografia dell’effetto Covid sulle giovani donne del Paese

Il mondo è in pandemia ormai da mesi, i malati aumentano e con loro aumenta l’impatto di un contagio che spesso va oltre il corpo, infettando, come se non bastasse, anche a livello economico, formativo e sociale le categorie già più fragili della popolazione. A subire l’effetto Covid in Italia sono anche e soprattutto le giovani donne. Fuori dallo studio, fuori dal lavoro, fuori da percorsi formativi che possano aiutarle ad avere futuro, il Coronavirus si è fatto amplificatore di disuguaglianze. A denunciare la situazione Save The Children, che del sostegno alle debolezze ha fatto sfida quotidiana, diffondendo l‘XI Edizione dell’Atlante dell’Infanzia a rischio in Italia. Con gli occhi delle bambine è il titolo che aiuta a far vedere l’attuale condizione del Paese dal punto di vista delle ragazze.


Ragazze all’angolo

Entro la fine del 2020, 1,4 milioni di giovani donne in Italia rischiano di essere emarginate in una periferia educativa ed economica che le metterebbe più all’angolo di quanto ora non si trovino. In un momento in cui il sistema scolastico non riesce a fare la sua parte, gli effetti della pandemia sulle modalità di educazione non fanno altro che alimentare il gender gap. E alcuni segnali si registrano già nei primi anni di scuola, ad esempio con il progressivo allontanamento delle bambine dalle materie scientifiche, frutto di una mancata fiducia nelle proprie potenzialità. Gli effetti della pandemia rischiano di essere ancor più pesanti sulle femmine, nonostante dai dati dell’Atlante raccontino come bambine e ragazze siano più brillanti dei loro coetanei: «Leggono più dei maschi e hanno performance scolastiche migliori. L’istruzione è percepita, per loro, come il principale fattore protettivo».


A laurearsi sono un terzo delle giovani, a fronte si solo un quinto dei ragazzi. Nonostante questo, il nostro Paese ha uno dei tassi di occupazione femminile più bassi in Europa. Una realtà che vede intrappolata nella condizione di “neet” una ragazza su 4, con picchi del 40% in Sicilia e in Calabria e percentuali presenti anche nei territori più virtuosi come il Trentino Alto Adige, dove a fronte del 7,7% dei ragazzi, le ragazze inattive sono quasi il doppio (14,6%).

Mancata occupazione al 33%

Divari che dalla scuola proseguono sul lavoro con un tasso di mancata occupazione tra le ragazze dai 15 ai 34 anni che raggiunge il 33% contro il 27,2% dei giovani maschi. Per non parlare ancora delle neo laureate, sempre più in difficoltà nel riuscire a trovare lavoro in una percentuale superiore a quella dei ragazzi: -10% contro il -8% dei maschi, che guadagnano comunque il 19% in più.

Le “zone rosse” della povertà educativa

Una situazione già grave, acuita dalla Covid, davanti alla quale, secondo il rapporto di Save The Children, l’Italia si sarebbe fatta trovare impreparata. Già prima della crisi, infatti, 1 minore su 9 viveva in povertà assoluta, con la presenza di nidi solo per il 13,2% dei bambini e un tasso di dispersione scolastica che viaggiava sul 13,5%. Da qui l’appello di intervenire con azioni mirate anche sulle “zone rosse” della povertà educativa e lavorativa. «Occorre invertire la rotta» recita l’appello di Save The Children, «ripartire dalle donne e dalle bambine non solo a parole» per non «doverci svegliare dalla pandemia in un mondo tutto al maschile».

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