Incendio all’Anfiteatro Flavio di Pozzuoli: le gradinate in legno divorate dalle fiamme – Il video

Ignote le cause dell’incendio. I vigili del fuoco sono ancora al lavoro per domare le fiamme nel sito archeologico tra i più noti e meglio conservati al mondo

Si è sviluppato intorno alle 16 del pomeriggio di oggi, 16 luglio, un incendio all’interno dell’anfiteatro Flavio di Pozzuoli, uno dei siti archeologici più noti e meglio conservati al mondo. Secondo le prime ricostruzioni, l’incendio sarebbe divampato dopo che alcune sterpaglie hanno preso fuoco. Le fiamme, poi, si sarebbero via via propagate sulle gradinate in legno. Inutile l’intervento del personale in servizio, che non riuscendo a controllare l’incendio, ha richiesto l’aiuto dei vigili del fuoco. Le fiamme non sarebbero state ancora del tutto domate. Non è ancora chiara l’entità dei danni, né è possibile confermare la causa con certezza. A denunciare l’accaduto è stato il consigliere regionale di Europa Verde, Francesco Emilio Borrelli, che ha condiviso su Instagram le immagini dell’incendio.


«Siamo estremamente preoccupati. Ci auguriamo che i danni siano limitati. In ogni caso cercheremo di sapere come sia stato possibile l’evolversi di questo incendio e di capire se tutte le norme di sicurezza erano attive – commenta Borrelli -. Europa Verde ha la sede a poca distanza dal sito archeologico per il quale il movimento ambientalista si è sempre battuto denunciando negli anni passati anche il degrado e l’abbandono dell’anfiteatro e addirittura la realizzazione di un parcheggio notturno al suo interno».


L’anfiteatro è tuttora utilizzato per convegni, concerti, spettacoli e incontri culturali. L’ultima conferenza prima dell’incidente è avvenuta nel tardo pomeriggio di ieri, con l’incontro tra il direttore del Parco Archeologico dei Campi Flegrei, Fabio Pagano, e Gabriel Zuchtriegel, direttore generale del Parco Archeologico di Pompei, a margine della rassegna Anfiteatri Contemporanei. Dialoghi dentro e intorno al monumento.

Foto in copertina e video: Instagram / Francesco Borrelli

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