L’ex pm Davigo indagato a Brescia per rivelazione di segreto di ufficio. Il caso delle carte riservate sulla loggia Ungheria

L’ex consigliere del Csm aveva ricevuto alcuni verbali su una presunta associazione segreta dal pm Storari, il quale non accettava «il limbo di immobilismo investigativo dei vertici della procura»

Anche il nome di Piercamillo Davigo, ex consigliere del Consiglio superiore della magistratura ed ex pm del pool di Mani Pulite nei primi anni ’90, è finito nel registro degli indagati a Brescia per il caso della loggia Ungheria. Davigo, scrive il Corriere della Sera è indagato per rivelazione di segreto di ufficio per i verbali consegnatigli dal pm milanese Paolo Sotrari, nell’aprile 2020. Documenti riservati, passati tramite file Word, senza firme e autenticazioni, che riguardavano il plurindagato Piero Amara, ex avvocato consulente di Eni. Nelle dichiarazioni rilasciate a Storari e al procuratore aggiunto Laura Pedio, Amara faceva riferimento a una presunta associazione massonica, tale loggia Ungheria, in grado di condizionare l’operato della magistratura e di altri burocrati della Stato. Per uscire dal «limbo di immobilismo investigativo dai vertici della procura» e avviare rapidamente degli accertamenti, Storari decise di consegnare le carte delle dichiarazioni rese da Amara a Davigo. Il quale, poi, ne avrebbe parlato al vicepresidente del Csm, David Ermini, ai membri del comitato di presidenza del Csm Giovanni Salvi e Pietro Curzio, ad altri consiglieri del Csm e al presidente della commissione parlamentare antimafia Nicola Morra. Il parlamentare, insieme a Ermini e ad almeno sette componenti del Csm, sono stati interrogati in gran segreto, in una caserma dei carabinieri di Roma, come persone informate sui fatti.


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