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Ddl Zan contro il volere di Dio, la leghista Faggi tira dritto: «Non chiedo scusa a nessuno, solo al Signore» – Il video

21 Luglio 2021 - 13:10 Redazione
«Siamo sotto questa volta celeste e se Dio ci avesse voluto "altalenanti" ci avrebbe fatto in modo diverso», ha detto la senatrice

Un mea culpa spirituale quello della leghista Antonella Faggi che per le sue dichiarazioni sul Ddl Zan non si sente di «chiedere scusa a nessuno, l’unico a cui posso chiedere scusa è il Signore». Dopo il suo intervento di ieri in aula, nel corso della discussione della proposta di legge contro l’omotransfobia, la senatrice della Lega non arretra di un passo: «Siamo sotto questa volta celeste – dice all’AdnKronos – e se Dio ci avesse voluto “altalenanti” ci avrebbe fatto in modo diverso». E ancora: «Se ieri avessero ascoltato tutto il mio discorso, le mie parole avrebbero avuto significato pieno e non “surreale”, come qualcuno ha detto», per quanto mi riguarda «ognuno può avere qualsiasi orientamento sessuale, come religioso e l’importante è tutelare tutti quando avvengono gravi episodi, al di là di sesso e fede». Faggi accusa chi ha preso «due parole da un discorso articolato» e poi ne ha fatto un titolo: «quanto detto può sembrare surreale, ma non lo è». La senatrice di Lecco tenta di spiegare: «Ho chiarito all’inizio del mio intervento che qualsiasi forma di discriminazione deve essere azzerata, vanno tutelati tutti, perché non ci sono cittadini di Serie A e B». Secondo lei, bisogna puntare a una educazione “etica”: «Ho depositato un ddl per l’Ethos, è quello il concetto che va insegnato dall’età infantile», dice ancora, sottolineando come invece questo non avvenga con il ddl Zan, «perché va bene sensibilizzare anche i bambini, ma bisogna per prima cosa insegnare l’etica, il rispetto del corpo e di tutto, poi si possono fare altri passi avanti». «Mi attaccano – spiega – perché ho toccato un nervo scoperto». «Touché – dice la leghista, utilizzando la parola francese per intendere la stoccata – e qualcuno non sa come rispondere, perché non ci si può spingere oltre il buon senso». Il discorso infine torna al ruolo di Dio: «Non è possibile disciplinare la nostra natura, vanno disciplinate le cose che servono a tutelarci, non ci possiamo permettere di entrare nel merito di chi in alto ci ha fatto».

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