Lukashenko apre la terza rotta migratoria dalla Bielorussia. E l’Unione europea ha già paura

Il regime bielorusso sta usando i rifugiati come arma di pressione contro la Lituania e tutta l’Unione europea

Due settimane fa il governo lituano aveva lanciato l’allarme su un’ondata di richiedenti asilo che attraversavano il confine dalla Bielorussia. Nei giorni scorsi, poi, sono arrivate notizie e analisi sul rischio di una crisi migratoria al confine orientale dell’Unione europea. Nelle ultime settimane sono più di 3.200 le persone che hanno attraversato il confine tra Lituania e Bielorussia, mentre nel periodo gennaio-giugno erano stati 1.700. Visti così non sembrano numeri degni di tanta preoccupazione, niente a che vedere gli attraversamenti dal Mediterraneo. Ma si tratta di flussi che hanno un impatto diretto sulle piccole città di confine della provincia lituana, luoghi abitati da poche migliaia – spesso poche centinaia – di persone, in un Paese baltico da 2,8 milioni di abitanti non abituato all’immigrazione di non europei. Circa la metà dei richiedenti asilo, infatti, provengono dall’Iraq, mentre l’altra metà da 39 paesi asiatici e africani come il Congo e il Camerun, persone che avrebbero raggiunto Minsk con un volo partito da Instanbul o Baghdad per poi raggiungere il confine esterno dell’Ue e attraversare la frontiera. Non è un flusso naturale o causale, ma uno strumento di pressione del dittatore bielorusso Alexander Lukashenko contro il piccolo paese baltico e tutta l’Unione europea. Oggi più che mai entrare in Bielorussia e muoversi all’interno del paese è quasi impossibile senza il permesso delle autorità.


La militarizzazione dell’immigrazione

I primi a lanciare l’allarme sono stati ovviamente i lituani, con l’eurodeputata Rasa Jukneviciene che ha accusato apertamente Russia e Bielorussia di organizzare il traffico di esseri umani per inviare immigrati nell’Ue da usare come strumento di pressione. Venerdì è arrivato il comunicato ufficiale dell’Alto rappresentante della politica estera Josep Borrell, in cui viene condannata esplicitamente la strumentalizzazione di migranti e rifugiati da parte di Minsk. «L’utilizzo di esseri umani bisognosi per promuovere obiettivi politici viola i principi europei fondamentali. Di conseguenza, l’Ue e i suoi Stati membri condannano la strumentalizzazione di migranti e rifugiati da parte del regime bielorusso», ha detto Borrell.


La crisi migratoria in Lituania

La strategia di Minsk sta funzionando. Negli ultimi giorni in Lituania sono stati segnalati scontri tra polizia e le persone che protestavano contro la costruzione di una nuova tendopoli per rifugiati, il ministero della Difesa ha annunciato l’invio dell’esercito per costruire nuovi rifugi. Il presidente della repubblica Gitana Nauseda è stato in visita nella cittadina di confine di Dieveniskes, un piccolo villaggio di frontiera abitato da 600 persone e che nelle ultime settimane ha visto la sua popolazione quasi raddoppiare. La cittadina è circondata su tre lati dal confine con la Bielorussia e si è trovata «invasa» da richiedenti asilo che non riesce a gestire. Il consiglio comunale ha deciso all’unanimità di opporsi alla costruzione di qualsiasi campo profughi, sostenendo che rappresenterebbe una minaccia per donne e bambini. Le tensioni sono in aumento, il presidente Nauseda e il governo della premier Ingrida Simonyte sono d’accordo sul fatto che gli immigrati inviati da Lukashenko devono essere rimandati nei paesi d’origine il prima possibile. Il governo sta valutando l’imposizione dello stato di emergenza, ma non sarà sufficiente per rimpatriare i richiedenti asilo, né per distribuirli automaticamente in altri Stati membri.

I rinforzi di Frontex e la paura dell’Europa

L’agenzia europea per il controllo delle frontiere, Frontex, ha annunciato l’invio in Lituania di altri 60 ufficiali del corpo permanente. Il contingente si unirà ai 100 ufficiali già presenti con 30 auto di pattuglia e 2 elicotteri attualmente dispiegati. La prossima settimana gli esperti del Centro europeo per il rimpatrio di Frontex visiteranno Vilnius per condividere informazioni sulle operazioni di rimpatrio coordinate dall’agenzia, e discutere su come dare sostegno al governo lituano. La risposta dell’Ue sarà sigillare il più possibile anche questo confine, cercando in tutti i modi di impedire che i migranti entrino in Lituania e vengano registrati come richiedenti asilo, evitando di essere «costretti» ad accogliere i rifugiati non non possono essere rimpatriati in un paese non considerato sicuro.

Il commissario europeo agli affari interni Ylva Johansson ha contattato le autorità irachene chiedendo di controllare i voli verso la Bielorussia, ma la realtà delle cose è che L’Ue ha un controllo pari a zero su chi vola in entrata e in uscita dal territorio bielorusso. Visto l’inasprimento delle tensioni con Minsk e con Mosca, l’unica certezza è che il problema non si risolverà tanto presto. Nel frattempo, esseri umani continueranno a essere usati come pedine e strumentalizzate a causa della loro disperazione.

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