Caso Morisi, verifiche anche sulla cocaina. Presto in procura i due giovani invitati alla festa

I giovani fermati hanno detto di aver conosciuto Morisi in passato. Il suo difensore: «Nella casa nessun quarto uomo»

Un’unica festa o una serie di appuntamenti ricorrenti, sintomo della «fragilità umana» che lui stesso ha confessato nell’ultimo messaggio social? E la dose di cocaina trovata sul suo tavolo era solo per lui, l’avanzo di un consumo collettivo o anche quella era stata in parte data ad altri? L’indagine per cessione di sostanze stupefacenti che ha costretto l’ex spin doctor di Matteo Salvini, Luca Morisi, a delle rapide dimissioni ha alcuni tasselli importanti da chiarire. Per questo motivo nelle prossime ore la procura di Verona – i cui pm considerano comunque la vicenda un fatto giudiziariamente non di grande rilievo – convocheranno i due giovani che hanno dichiarato ai Carabinieri di aver ricevuto una bottiglietta di droga liquida proprio da Morisi, portando così all’apertura dell’inchiesta a suo carico. E oltre alle loro parole, e alle analisi tossicologiche sul contenuto della bottiglia, diventeranno fondamentali le valutazioni di computer e cellulari sequestrati all’ex capo della comunicazione del Capitano. Anche perché al breve verbale i due giovani hanno aggiunto un paio di particolari rilevanti: non era la prima volta che vedevano Morisi e sarebbero arrivati nell’appartamento del paesino di Belfiore su esplicito invito, visto che non risiedono abitualmente a Verona.


Come spiegano alcune fonti investigative a Open, l’audizione dei due giovani si è resa indispensabile dopo che questa sera, informalmente, gli avvocati di Morisi hanno consegnato alle agenzie la sua linea difensiva: «Il flacone con del liquido non era di Luca Morisi, il quale non può averlo ceduto a terzi». Per stabilire definitivamente la caratura dell’indagine, però, stabilire di chi fosse la bottiglia di droga liquida non basta. E’ tutto l’accaduto di quel weekend di Ferragosto oltre che dei giorni precedenti che andrà rimesso nel proprio contesto anche per capire se si tratti di un episodio isolato oppure no.


L’inchiesta

Come è noto, l’indagine nasce quando il pomeriggio di sabato 14 agosto, torrido weekend della festa di mezza estate, i Carabinieri che controllano anche la zona del paesino di Belfiore fermano due giovani rumeni che sono appena usciti dall’appartamento di Morisi, una casa all’interno di un comprensorio ristrutturato da poco. La zona è spesso sotto controllo perché tra le varie abitazioni c’è anche un centro per richiedenti asilo e alcuni alloggi sono usati in modo discontinuo dai proprietari. Anche se è possibile che le verifiche su chi entrava e usciva dalla casa fossero già in corso, ad allertare gli uomini dell’Arma è la telefonata dei vicini di casa che hanno notato una festa un po’ rumorosa, proprio a casa di Morisi.

Appena lasciato l’appartamento in macchina, i due giovani invitati vengono fermati e dopo un rapido controllo spunta fuori una bottiglietta di droga liquida. Stando a quello che ha ricostruito la Repubblica, i ragazzi poco più che maggiorenni (mentre Morisi ha quasi cinquant’anni) avrebbero ammesso che si tratta di Ghb, la cosiddetta “droga dello stupro“, sebbene sulla natura del liquido siano in corso accertamenti. Quindi i due aggiungono di aver ricevuto la sostanza dall’ex capo della comunicazione social del leader della Lega, Salvini. Non è l’unica cosa che dicono, però. Avrebbero spiegato, infatti, che conoscevano il comunicatore e che non era la prima volta che lo vedevano.

Quindi, il controllo a casa di lui: pochi grammi di cocaina, per uso personale, ben visibili sul tavolo del soggiorno di Morisi. Proprio perché a casa dell’ex spin doctor c’era della droga, anche se in modica quantità, scatta immediatamente l’iscrizione al registro degli indagati per cessione di sostanza stupefacente. Non è chiaro se in quel momento nell’appartamento ci fosse anche un altro uomo, un cinquantenne che i vicini di casa dello stesso Morisi hanno detto di aver visto fare avanti e indietro più volte nel corso dello stesso fine settimana. Nel verbale di perquisizione la sua presenza non risulta, come ha specificato questa sera il difensore di Morisi, Fabio Pinelli: «Nel corso della perquisizione a casa di Luca Morisi non è stato sequestrato materiale informatico: né smartphone né pc. Risulta indagata anche un’altra persona di nazionalità rumena, che era in compagnia di un connazionale al momento sconosciuto».

A questo punto, nell’indagine dei Carabinieri coordinati dal pm Stefano Aresu, diventa importante stabilire quale e quanta droga sia stata consumata nell’appartamento, chi ce l’ha portata e se episodi analoghi si erano già verificati. Per questo, anche se la cocaina trovata è in modica quantità, le verifiche riguardano anche la polvere bianca. Se il consumo collettivo non è penalmente rilevante, lo è, ovviamente, la cessione anche nell’ambito della stessa serata.

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