«Tutto il mondo è paese»: la fiction Rai su Lucano e il modello Riace che non vedrà mai la luce

La prima messa in onda era prevista per febbraio 2018. Da allora si sono susseguiti rinvii e polemiche, fino alla sospensione della Rai «in attesa dell’esito del procedimento penale»

Non è mai andata in onda e, dopo la sentenza di oggi, è difficile che la si vedrà mai inserita in palinsesto su una delle reti Rai. La fiction Tutto il mondo è paese, sul modello Riace di Mimmo Lucano, è stata realizzata quattro anni fa su richiesta della stessa azienda di servizio pubblico. Ma, a questo punto, è probabile che sia destinata a rimanere nell’archivio di Mamma Rai. Il prodotto, diretto da Giulio Manfredonia per Picomedia, Ibla Film e Rai Fiction, elogiava l’ex sindaco di Riace e il suo modello, e rischia di essere affossato dalla condanna a 13 anni e due mesi inflitta oggi a Lucano in primo grado, proprio in relazione a quel modello di accoglienza e integrazione dei migranti che la miniserie mette in risalto.


Lo sfogo di Beppe Fiorello

La prima messa in onda di Tutto il mondo è paese era prevista per febbraio 2018. Da allora cominciarono vari slittamenti. Nel settembre 2018, il protagonista della serie, Beppe Fiorello, protestò pubblicamente contro i vertici Rai per aver più volte rimandato e poi sospeso la messa in onda della fiction. «Bloccata perché narra una realtà e nessuno dei miei colleghi si fa sentire», furono le parole di Fiorello. Viale Mazzini dal canto suo si difese chiamando in causa la vicenda giudiziaria in corso: «Nessun blocco – rispose ufficialmente la Rai – la fiction è stata sospesa in attesa delle decisioni della magistratura. Non appena si chiuderà l’indagine, il servizio pubblico adotterà i provvedimenti conseguenti». Da allora sono trascorsi quasi tre anni senza che sia stata individuata una data per la messa in onda.


La polemica tra Lucano e la Rai

In un’altra occasione – era lo scorso giugno – intorno alla sospensione della messa in onda della fiction si avanzarono ipotesi di una certa gravità. Lo stesso Lucano, intervistato da Klaus Davi per il web talk KlausCondicio, a domanda diretta dell’opinionista rispose che «no, non escludo che la ‘Ndrangheta abbia potuto avere un ruolo nello stop alla messa in onda della fiction dedicata a Riace». Udite quelle parole, Viale Mazzini andò su tutte le furie e uscì con una severa nota ufficiale volta ad allontanare ogni insinuazione riguardo a quell’accostamento con la criminalità organizzata. «La Rai respinge con sdegno e fermezza le affermazioni e le ipotesi del giornalista Klaus Davi e dell’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano. Oltre che essere ovviamente del tutto prive di qualsiasi fondamento – si legge nel comunicato – sono offensive e gravemente lesive per la reputazione aziendale. La messa in onda della fiction è, come da prassi, collegata all’esito del procedimento penale pendente nei confronti del signor Lucano».

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