Caso Morisi, l’escort Petre parla con il pm: «Nessun ricatto, volevo solo i soldi. Ora la mia famiglia è distrutta»

Accompagnato dalla sua avvocata, Petre Rupa si è presentato davanti ai giudici di Verona. E ha vuotato il sacco su quella notte con Luca Morisi

Petre Rupa in arte Nicolas, l’escort del caso di Luca Morisi, ieri ha parlato con i magistrati di Verona. Si è presentato nella stanza del pubblico ministero incaricato Stefano Aresu accompagnato dall’avvocata Veronica Dal Bosco. E all’uscita ha spiegato a La Stampa cosa ha detto ai giudici. Partendo dall’inizio: «Erano le 8 del mattino. Quella notte io e Alexander eravamo stati da un altro cliente a Milano. Mentre eravamo a casa a riposare, dopo la doccia, Alexander ha ricevuto la chiamata e ha preso accordi in chat». Il compenso era di «mille euro a testa più 500 per le spese. L’acconto di 1500 è stato versato sulla prepagata di Alexander». Petre spiega perché ha chiamato i carabinieri: «Perché volevo i soldi per la mia prestazione. Per questo motivo e basta. Lo dice la legge di Dio. Lo dice la legge italiana e io sono italiano, sono cresciuto qui. Stavo male, volevo i soldi e volevo andarmene».


L’interrogatorio di Petre Rupa

E Morisi? «Diceva di avere problemi con le carte, diceva che erano bloccate. Diceva che c’era un problema di linea, come un blackout. Non riusciva a collegarsi. Mi sembrava una presa in giro, non sapevo chi fosse. Stavo male e ho fatto quello che ritenevo giusto». Petre nega che Alexander o Morisi lo abbiano forzato a fare qualcosa: «Ho fatto quello che avevo concordato. Sesso e droga. Ho preso sia la cocaina sia la Ghb. Solo che dopo ero fuori e volevo andarmene. Loro, invece, insistevano perché restassi, mi dicevano di mettermi a dormire per recuperare. Volevano farmi restare fino al giorno dopo. Morisi mi ha detto che non mi vedeva in buone condizioni». E sul punto più importante, ovvero la droga dello stupro, risponde così: «Lo zainetto è mio, ma a casa di Morisi me lo sono tolto. Non so chi abbia messo quella bottiglietta lì dentro».


Alexander ha ammesso di averla portata lui «perché c’è una chat che dimostra come sono andate veramente le cose. È stato onesto a conservarla, ma fra noi non c’è più l’amicizia di una volta. Mi ha fatto passare per pazzo». Infine, due parole su quello che è accaduto dopo: «Sono stato sputtanato. Quello che è successo ha distrutto la mia famiglia e ha distrutto il mio matrimonio. Nessuno sapeva della mia vita da prostituto. Adesso tutti sanno, anche nel mio paese d’origine, vicino a Bucarest. Lì andavo in chiesa con mia madre, ora non posso nemmeno uscire di casa. Mia moglie non mi fa più toccare mia figlia perché ha paura che le attacchi le malattie. Non avevo bisogno di quei soldi, anche se me li doveva dare. Adesso lascerei perdere»

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