L’allarme dei medici internisti: «Siamo a 20 mila ricoveri: vicini allo tsunami della prima ondata»

Il 60% dei ricoverati non è vaccinato, dice la Federazione degli internisti. Che avverte: «Non sottovalutare la pericolosità di Omicron»

Le persone ricoverate in Italia con o per Covid-19 toccano ormai quasi quota 20 mila. Un numero assai vicino a quei 25 mila «dello tsunami della prima ondata nella primavera 2020», in area medica. A scattare la preoccupante fotografia è la Federazione internisti ospedalieri (Fadoi), attraverso un sondaggio portato avanti in 14 giorni all’inizio della settimana in Lombardia, Piemonte, Toscana, Calabria, Puglia, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Veneto, Emilia Romagna, Lazio, Marche, Abruzzo, Molise e Campania, ovvero più del 70% della popolazione italiana. Molti ricoveri sono sì causati da patologie altre, ma ciò «non allenta la pressione sugli ospedali». Perché «l’impatto dei positivi asintomatici sui reparti è comunque devastante», spiega il presidente Fadoi, Dario Manfellotto. Le persone in ospedale ricoverate “con” il Covid e non a causa dello stesso sono circa il 20% dei positivi, 4 mila su 20 mila. Le persone ricoverate a causa di Covid-19 nella maggior parte delle strutture (il 57%) non risultano vaccinate «in oltre il 60% dei casi», hanno tra i 41 e i 60 anni nel 43% dei casi e tra i 61 e gli 80 nel 36% dei reparti. Hanno poi un quadro clinico di media gravità nel 79% dei casi e di gravità ‘severa’ nel 7%, si legga ancora. «A dimostrazione che se la virulenza di Omicron è inferiore rispetto alle precedenti varianti, la sua pericolosità è comunque tutt’altro che trascurabile».


I problemi organizzativi

Isolare le persone asintomatiche che arrivano non “per” ma con il virus nell’86% degli ospedali risulta difficile (57%) o impossibile (29%). Nella metà dei casi il rischio è di contagiare i non positivi. «L’isolamento comporta comunque la perdita di altri posti letto, con il 64% degli ospedali che rinvia un numero rilevante di ricoveri programmati, percentuale che sale all’86% per gli interventi chirurgici», avverte Fadoi.


Le regioni

In Piemonte, Abruzzo e Marche meno del 10% dei letti è destinato ai «Covid non Covid». La percentuale sale al 15% in Lombardia, è tra il 10 e il 20% in Veneto, Emilia Romagna e Lazio, e tra il 20 e il 30% in Toscana, Campania, Calabria, Puglia, Friuli Venezia Giulia, Liguria e Molise. «Regioni, queste ultime, che più di altre potranno avvantaggiarsi dal possibile scorporo dei ‘Covid non Covid’ nel calcolo del tasso di occupazione dei posti letto, che determina i cambi di colore verso maggiori restrizioni», dicono dalla Federazione. La quarta ondata interessa meno le terapie intensive e più l’area medica, con una «rilevante pressione» pure sui pronto soccorso nel 71% dei casi, e «di modesta entità» nel restante 29%. I «problemi organizzativi e assistenziali» stanno mettendo sotto stress «la nostra rete ospedaliera, nonostante la survey riveli che il numero dei ricoverati ‘con’ Covid e non ‘per’ Covid, sia in media pari a circa un 20% », dice la Fadoi. I numeri «smentiscono il racconto di una quarta ondata non poi così difficile da gestire negli ospedali d’Italia».

Cosa accade nei reparti

«Dobbiamo controllare periodicamente i ricoverati e chi resta una settimana affronta anche tre tamponi molecolari. Se risulta positivo, anche se del tutto asintomatico, e ha bisogno dell’assistenza ospedaliera perché per esempio ha una colica renale, deve essere isolato», racconta Manfellotto. E viene messo in un reparto Covid o isolato in un reparto non Covid se si riesce. «È quello che facciamo ma con enormi difficoltà, perché
se in una stanza ci sono più letti finiamo per non poterli utilizzare per altri pazienti non infetti». Le soluzioni? Per esempio «creare nei vari ospedali reparti delle diverse specialità riservati a pazienti positivi anche se asintomatici, come delle ‘bolle’ nelle quali isolare i pazienti contagiati. Non è troppo tardi per farlo».

Il personale

E poi c’è il nodo del personale. Nel 43% dei casi si registrano problemi «di difficile gestione» per le assenze di personale contagiato, «ancora gestibili» nel 57% degli ospedali.

In copertina ANSA/GIUSEPPE LAMI | Policlinico di Tor Vergata, Roma, 18 gennaio 2022.

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