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Ci sono i video dello stupro della 18enne di Ravenna, ma il giudice assolve due 30enni. La legale: «Come poteva essere consenziente così ubriaca?»

13 Febbraio 2022 - 10:35 Redazione
Già il tribunale del Riesame, che aveva deciso per la scarcerazione dei due indagati, li aveva giudicati inconsapevoli della condizione in cui la ragazza si trovava quella notte

Una sentenza «retaggio patriarcale, secondo cui le condotte dei maschi abusanti vanno giustificate». La definisce così Elisa Cocchi, avvocata di Adele (nome di fantasia). Per le motivazioni bisogna attendere tre mesi, ma intanto la decisione del Tribunale di Ravenna che ha deciso per l’assoluzione in primo grado del suo presunto violentatore e dell’amico che li aveva ripresi con il cellulare fa discutere. Anche perché «ci sono i video», dice la ragazza, all’epoca – cinque anni fa – diciottenne. Lei, di non aver acconsentito a quel rapporto sessuale, è certa. Le testimonianze date ai pubblici ministeri delle persone che quella notte erano con lei, tra il 5 e il 6 ottobre del 2017, sono contraddittorie, scrive Repubblica, così come lo sono le considerazioni in aula sulle sue condizioni psico-fisiche.

E poi appunto, ci sono i video: alcuni di pochi secondi e in cui si sente solo l’audio. Altri che durano un po’ di più. Prima e durante quel rapporto sessuale che lei dice di non aver mai voluto avere, sul divano di un appartamento nel centro di Ravenna. Per il tribunale «il fatto non costituisce reato». E la decisione ripropone il ragionamento che era stato alla base di quella del tribunale del Riesame quando aveva deciso per la scarcerazione dei due trentenni imputati. Giudicandoli inconsapevoli della condizione in cui Adele si trovava quella notte e comunque, sinceramente certi che fosse consenziente. Per l’avvocata Cocchi i video però «erano inequivocabili e non interpretabili».

I fatti

Repubblica ricostruisce i fatti di quella notte attraverso gli atti del processo. La serata comincia il 5 ottobre in un locale di Ravenna, dove la ragazza si trova con due amiche e alcuni ragazzi. Beve troppo: almeno quattro bicchieri di vino e tre drink. Tanto da non reggersi più in piedi e addormentarsi sui divanetti. Tanto da sentirsi male. Verso l’una di notte il locale chiude. «L’abbiamo svegliata e l’abbiamo aiutata a rialzarsi perché aveva bevuto abbastanza», racconta una delle amiche, Sara. «Non stava sulle gambe, si è appoggiata a qualcuno per scendere le scale». Vomita in macchina, Adele, più volte. Non intende tornare a casa perché teme la reazione dei genitori a vederla in quelle condizioni. Va quindi a casa della fidanzata di uno dei ragazzi con Sara, un’altra amica e con i due imputati: entrambi con precedenti penali, uno dei due ha un passato da calciatore nel Ravenna. Non smette di vomitare. Qui, per farla riprendere, la mettono sotto all’acqua fredda della doccia. E riprendono la scena col cellulare: lei non si muove, è praticamente priva di sensi, seduta sul piatto. L’acqua ghiacciata non serve: Adele continua a vomitare.

Sono ormai le 4 del mattino e la portano sul divano: a questo punto in casa con lei c’è solo Sara insieme ai due uomini. E qui tra le carte del processo ci sono i due filmati che raccontano quello che è accaduto su quel divano. Il primo è partito nella tasca di uno dei due uomini. È nero ma si sente che l’altro dice di voler avere un rapporto sessuale. «Oh, fermi!», dice Adele. E all’amica Sara: «ach… diglielo per me…». «Tu faresti sesso con una sbronza che non capisce niente?», dice Sara al 30enne. «Non ho i preservativi, non vi posso aiutare», aggiunge. Adele chiede a Sara se sia giorno o notte. «Dobbiamo darle una svegliata…», dice uno dei due. Qui – si capisce – comincia il rapporto sessuale. E in un video successivo di pochi secondi, si vede la ragazza sul divano supina con lo sguardo nel vuoto.

La denuncia

Adele va al pronto soccorso quattro giorni dopo e denuncia di essere stata violentata. Il 13 presenta querela. Non ricorda esattamente quello che è successo. «Non mi ricordo tutto», scrive Adele a Sara in chat alcuni giorni dopo. «Mi ricordo che lui mi ha fatto qualcosa». «Quello che ti è successo è stato brutto, ma se non bevi più non succede», risponde l’amica. La quale agli atti metterà versioni contraddittorie. Lei stessa è imputata di favoreggiamento ma il suo processo è sospeso in attesa della sentenza definitiva per i due uomini: se non c’è stato reato infatti non ci può essere favoreggiamento. Adele, scriveva il Riesame nello scarcerare i due, era «in un momento di confusione, dovuto al consumo eccessivo di alcool, e inconsapevole del destino dei filmati». «Come può una diciottenne in quello stato aver dato un consenso valido?», si domanda la sua legale.

In copertina Wikimedia Commons | Ravenna, piazza del Popolo

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