Patrick Zaki, udienza rinviata al 21 giugno. L’attivista denuncia: «Sono sotto attacco informatico»

Nessuna sentenza ancora per l’attivista egiziano. In aula a Mansura oggi erano presenti anche diplomatici italiani e di altri Paesi europei, nell’ambito del monitoraggio che l’Ue porta avanti sul caso dello studente dell’Università di Bologna

È stato aggiornato al 21 giugno il processo per Patrick Zaki, imputato a Mansura per diffusione di false notizie contro l’Egitto. In aula oggi c’erano anche due diplomatici italiani, un avvocato dell’ambasciata italiana in Egitto e uno dell’Ue, assieme a rappresentanti di Germania, Francia, Usa e Canada. Fonti giudiziarie egiziane avevano anticipato che l’udienza di oggi, come le precedenti, si sarebbe conclusa senza sentenza e solo con un aggiornamento. Lo studente egiziano, scarcerato lo scorso 8 dicembre dopo 22 mesi di custodia cautelare, non può lasciare il Paese. Attualmente rischia di essere condannato ad altri cinque anni di carcere per un articolo sui casi di discriminazione dei cristiani egiziani.


«La mia esperienza mi dice che sarà rinviata», aveva dichiarato Zaki al suo arrivo al tribunale di Mansura, riferendosi all’udienza odierna. «La cosa buona è che ora sono libero e spero che sarò libero anche alla fine». Ha poi commentato con i giornalisti l’attacco informatico subito durante la notte, già denunciato sui suoi social prima di arrivare in tribunale: «Dopo mezzanotte ho visto che molte persone stavano tentando di entrare nei miei account Facebook, Twitter ed email. Che cosa volessero e chi c’era dietro non lo so, ma sembrava un hackeraggio».


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