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Come cambiano i sintomi del Coronavirus con Omicron e le altre varianti

quarta dose variante omicron guariti
quarta dose variante omicron guariti
Oltre a quelli conosciuti ne stanno arrivando altri. Ma sono molto generici

I sintomi dell’infezione da Coronavirus stanno cambiando. Oltre a quelli che abbiamo imparato a conoscere in questi anni, ovvero febbre alta, tosse secca, perdita di gusto e olfatto, con le nuove varianti in campo ne stanno arrivando anche altri. Che però sono molto generici: mal di pancia, spossatezza, raffreddore, dolori alle orecchie, alla testa, alla pancia. Mentre un nuovo studio pubblicato da Lancet e che vede tra gli autori anche l’italiana Cristina Menni conferma che la variante Omicron causa sintomi più lievi rispetto alla Delta. E raramente porta il malato fino all’ospedale. Specialmente se vaccinati.

I nuovi sintomi

A parlare oggi dei nuovi sintomi comparsi in cui è positivo alle varianti del Coronavirus è Repubblica in un articolo a firma di Michele Bocci. Che cita il servizio sanitario inglese, il quale ha allungato la lista dei disturbi provocati da Covid-19. Tosse persistente e febbre rimangono, ma sono stati introdotti l’affaticamento muscolare, il raffreddore, la perdita dell’appetito. Che diventano adesso i segnali che dovrebbero spingere a sottoporsi a un test del tampone. «La sintomatologia ormai è notevolmente variata. È più vicina a quelle di forme influenzali, a volte la febbre non è alta, c’è raffreddore — spiega Alberto Chiriatti, medico di famiglia di Ostia —. Io in questi tre mesi ho visto almeno 300 casi, nessuno è andato in ospedale. Ora devo visitare due anziani positivi non vaccinati e sono preoccupato». Altri dottori parlano di problemi di mal di pancia, ma anche di qualcuno che ancora perde olfatto o gusto. I sintomi che prima apparivano come secondari ora sono più in evidenza. Forse anche a causa della riduzione della febbre. Teresa Palamara, microbiologa alla Sapienza, aggiunge anche che è aumentata la capacità di riconoscere i sintomi, anche nei paucisintomatici. Prima un tampone ad un bambino che aveva febbre e diarrea non veniva somministrato, adesso sì. In più la caratteristica di Omicron, che tende a replicarsi nelle vie aeree superiori, ha due conseguenze: si trasmette di più e attiva con grande efficacia le risposte immunitarie al livello delle mucose.

Lo studio di Lancet

Lo studio di Lancet sui sintomi di Omicron invece lo illustra una delle autrici, ovvero Cristina Menna, in un’intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera. Menna lavora al King’s College di Londra e spiega che «solo il 17% dei pazienti contagiati da questa variante ha dichiarato di aver perso gusto e olfatto contro il 53% di quelli che hanno sperimentato le conseguenze di Delta. Al contrario il mal di gola è molto più frequente nei primi rispetto ai secondi. Un mal di gola particolarmente accentuato, addirittura alcuni hanno riferito di aver avuto difficoltà a deglutire o si sono spaventati a tal punto da pensare che la respirazione fosse compromessa». Menna spiega anche che Omicron non si replica nei polmoni, «resta nella parte alta delle vie respiratorie, colpisce la trachea. Ecco perché è più contagiosa. È più facile che goccioline infette si propaghino». E i sintomi risultano diversi per durata e caratteristiche: «Si va da una media di 6,5 giorni per Omicron agli 8,9 per Delta. La differenza è maggiore quando il ciclo di vaccinazione è stato completato con la terza dose: 4,4 giorni con Omicron, 7,7 con Delta. Anche il rischio di ospedalizzazione è inferiore nei pazienti vittime della variante presente fino a novembre».

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