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Covid, è flop quarte dosi: solo lo 0,3% di over 80 ha fatto il nuovo booster, scoperti anche 9 fragili su 10

19 Aprile 2022 - 11:44 Giada Giorgi
Dal 12 aprile sono 16mila su 4,6 milioni gli ultra 80enni che hanno ricevuto la somministrazione. Per i super fragili la percentuale è inferiore al 10%

A distanza di una settimana dal via ufficiale alle quarte dosi, il proseguo della campagna vaccinale anti Covid sembra aver subito un forte arresto. Dal 12 aprile l’Agenzia italiana per il farmaco continua a raccomandare a tutti gli over 80 e alle persone tra i 60 e i 79 anni con patologie di rafforzare la propria immunità contro il virus con un’ulteriore dose. Ma in poco più di sette giorni l’affluenza ai centri vaccinali ha fatto registrare un grosso flop con 16 mila soggetti su 4,6 milioni che hanno scelto di sottoporsi alla quarta iniezione di vaccino. Complici le vacanze pasquali, la campagna promossa dal governo per proteggere in modo ancora più forte i fragili sembra non riuscire quindi a prendere il via. Feste a parte, ci sarebbe stata anche la possibilità di prendere appuntamento sui soliti portali regionali per date più comode, ma anche in questo caso i numeri registrati appaiono piuttosto deludenti. Il Lazio, una delle regioni da sempre in prima linea sul fronte delle vaccinazioni, ha contato poco meno di 8mila richieste. La Toscana poco più di 3mila. Numeri che non fanno ben sperare neanche per il ritmo dei prossimi giorni.

Pochi anche i super fragili

La campagna delle quarte dosi sembra non aver preso il via neanche tra i soggetti particolarmente fragili: malati di cancro, persone trapiantate e immunodepressi in generale. Per loro la possibilità della nuova vaccinazione era stata aperta già dal 12 di febbraio. Ma in due mesi hanno ricevuto la quarta dose 77mila soggetti su un totale di 790mila, meno quindi del 10%. Un’adesione ridotta quanto inaspettata: si tratta di una categoria di persone per i quali esistono le maggiori evidenze scientifiche sull’efficacia di un ulteriore booster.

Le ragioni del flop

Il calo lento ma costante dei positivi giornalieri potrebbe essere una delle ragioni per cui la popolazione più anziana e fragile starebbe scegliendo di non continuare a vaccinarsi. Nonostante diversi esperti continuino a mettere in guardia su un pericoloso calo dell’attenzione, l’idea di un’Omicron più contagiosa ma meno grave nei sintomi incoraggia la tesi della “raffreddorizzazione” del virus. Complice la bella stagione in arrivo, poi, la percezione di un periodo di “fine pandemia” sembra convincere anche i più fragili a non continuare a proteggersi dal virus. In ultimo, la prospettiva già annunciata da Aifa e ministero della Salute di una vaccinazione necessaria in autunno in molti casi incoraggerebbe l’idea di attendere la fine dell’estate per sottoporsi di nuovo all’iniezione anti virus.

«L’adesione volontaria non funziona più»

Nelle ultime ore sono diversi gli scienziati che hanno espresso preoccupazione per le vaccinazioni in forte calo. Uno fra tutti il presidente di Gimbe, Nino Cartabellotta. «L’immunizzazione è importante e ancora fondamentale nella popolazione anziana e con malattie pregresse» ha detto, commentando i dati della campagna vaccinale registrati nel report della Fondazione. «Ecco perché la somministrazione alla platea recentemente allargata agli over 80, ospiti delle RSA e a persone nella fascia di età 60/79 con patologie concomitanti, non può più essere affidata, esclusivamente, all’adesione volontaria, ma richiede strategie di chiamata attiva, di fatto mai attuata in maniera sistematica».

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