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Sabrina Quaresima: «Vittima di un complotto di chi voleva vendicarsi. Pronta ad andare in tribunale»

22 Aprile 2022 - 05:44 Redazione
sabrina quaresima dirigente scolastica liceo montalesabrina quaresima dirigente scolastica liceo montale
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La dirigente scolastica del Montale dopo l'ispezione del ministero che l'ha scagionata: «Il ragazzo si è fatto manovrare, ci è caduto con tutte le scarpe»

La preside Sabrina Quaresima, dirigente scolastica del liceo Montale di Roma accusata di aver avuto una relazione con un alunno maggiorenne e “assolta” dagli ispettori del ministero della Pubblica Istruzione, è convinta di essere vittima di un complotto. Da qualcuno che voleva vendicarsi di lei, come dice oggi in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. E che ha usato lo studente per cercare di metterla nei guai. «È un ragazzo intelligente, che probabilmente si è lasciato catturare da qualcuno che a livello istituzionale ha voluto sfruttare un suo momento di debolezza, ci è caduto con tutte le scarpe», dice la preside a Valentina Santarpia. Quaresima si sente vittima di «complotto, macchinazione, usi tutti i termini possibili: sì, assolutamente sì». Architettato, forse da «qualcuno che si vuole vendicare».

E quando la giornalista cita l’ex vicepreside, che invece ha detto di non aver mai visto le (presunte) chat, lei risponde così: «Il nostro rapporto è chiuso e compromesso per sempre, perché il suo comportamento è stato inconcepibile fin dall’inizio nei miei confronti». Quaresima dice che anche dopo l’accertamento senza provvedimenti dell’Ufficio scolastico regionale ha trovato a scuola «delle scritte sui muri ancora più aggressive delle precedenti. Non ci sono dubbi che si tratta di un attacco personale. Ho l’appoggio di tanti docenti e la solidarietà di professori e presidi di tutta Italia. Ma ci sono persone capaci di avvelenare un ambiente».

Eppure per ora non ha intenzione di chiedere un trasferimento: «Resto la preside del Montale e quando arrivo a scuola penso solo di dover fare del mio meglio per portare avanti il mio lavoro. La rabbia è tanta. Ma devo tenerla sotto controllo». Mentre una docente le ha detto che la sua femminilità e una visione maschilista della vicenda hanno contribuito a rendere ancora più difficile la situazione. Infine, dice che non vuole «nessuna vendetta, ma giustizia sì» e in tribunale farà valere le sue ragioni «fino all’ultimo respiro». E se le famigerate chat dovessero emergere in sede giudiziaria? «Non temo questa eventualità, sono molto serena».

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