La storia della foto del battaglione Azov con la bandiera nazista

Così una foto, pubblicata sul social network russo VK e poi cancellata dal suo autore, ci racconta i retroscena dei volontari del noto battaglione ucraino

La narrazione di un’Ucraina nazista passa dal battaglione Azov, di cui avevamo parlato in un precedente articolo. Circola dal 2014 una foto che riporta alcuni combattenti ucraini con tre bandiere in bella mostra: quella della Nato, quella del battaglione Azov e una bandiera con la svastica nazista. L’immagine viene utilizzata per sostenere la narrativa della “denazificazione” dell’Ucraina ad opera di Vladimir Putin. Una delle bandiere è stata inserita nell’immagine con un programma di fotoritocco, come spiegato a Open dal ricercatore forence Neal Krawetz e creatore del sito Fotoforensics, il primo a denunciare il falso.


Tutto ciò non smentisce affatto la presenza di neonazisti all’interno di quel gruppo di volontari operante tra il 2014 e il 2015 contro la prima occupazione russa in Ucraina. Tuttavia, questa foto manipolata ci permette di conoscere come l’estrema destra ucraina abbia cercato di conquistare il potere e, dopo l’evidente fallimento, si sia schierata – e in maniera violenta – contro i governi successivi a quello del filorusso Janukovyč, soprattutto quello di Zelensky. Lo racconteremo nei prossimi articoli di questa serie dedicata agli Azov, per poi parlare anche del fronte italiano.


Il giudizio di Fotoforensics

Open aveva contattato, il 14 marzo 2022, il ricercatore forense Neal Krawetz e creatore del sito Fotoforensics. Ecco la sua risposta, già data in un tweet del 2014: «The Nazi flag is fake. The picture is viral and the original was never provided».

Neal Krawetz ci racconta di come quell’immagine sia stata sottoposta alle analisi dei tool forniti dal sito FotoForensics, in particolar modo tra il 2014 e il 2015, per poi veder diminuire le richieste fino a febbraio 2022, nello stesso periodo in cui Vladimir Putin ha deciso di invadere l’Ucraina. Neal ci fornisce l’analisi di FotoForensics in cui notiamo alcuni elementi presenti nell’area della bandiera.

Neal ci spiega i motivi del suo giudizio:

  • la messa a fuoco della telecamera risulta troppo nitida nella bandiera nazista;
  • risulta incoerente con il piano focale;
  • la parte rossa della bandiera nell’angolo in alto a sinistra finisce sopra le dita del soldato.

L’immagine venne condivisa dal sito russo Radikal.ru (qui), come confermato da Neal Krawetz a Open. Attualmente non risulta più raggiungibile, ma rimane un salvataggio presente su Archive.is.

Screenshot del salvataggio su Archive.is

La bandiera in questione risulta essere quella della “Gioventù hitleriana“, organizzazione giovanile tedesca. Dagli scatti pubblicati nei profili social dei protagonisti, questa bandiera non compare affatto. Al contrario, ne vengono mostrate altre che rimandano al nazismo.

Una tecnica per disinformare

L’immagine è circolata con ulteriori modifiche, sostituendo la bandiera nazista con quella dell’autoproclamata Repubblica di Lugansk, come dimostra l’analisi del tool di Neal Krawetz. Risulta semplice riscontrare il fotomontaggio, in quanto chi lo ha realizzato si è lasciato dietro due segni evidenti della precedente bandiera.

Secondo Neal, c’è un motivo che porta a modificare un’immagine come quella già alterata in precedenza. Secondo l’esperto, questa sarebbe una tattica di disinformazione comune:

  • creare un falso (la foto con la bandiera nazista);
  • creare un falso del falso (l’immagine sopra riportata) per lanciare una falsa narrativa;
  • diffondere il dubbio e raccogliere i frutti negli utenti che considereranno almeno una delle due foto reale “per forza”.

Altri falsi dei falsi che Neal indica a Open sono i seguenti: l’aggiunta della bandiera dell’Isis (qui), la cancellazione della svastica (qui) e la sostituzione della bandiera con quella di Israele (qui).

Alterazioni dell’immagine alterata: i falsi del falso.

Sempre secondo Neal, la tecnica della creazione dei falsi dei falsi è tipica dei negazionisti dell’Olocausto: creano foto false che cercano di falsificare ulteriormente, così da poter segnalare i nuovi falsi affermando che tutto quanto non sia mai avvenuto.

La presenza dei neonazisti nella foto

Una delle condivisioni più datate è quella del tweet pubblicato dall’account @MarQa__ il 27 novembre 2014: «Picture of Azov battalion in eastern #Ukraine. Just to show both sides of the medal», mentre conosciamo la fonte certa: venne pubblicata per la prima volta il 18 novembre 2014 dall’account VK di un combattente ucraino, Oleg Penya (Олег Пєня).

L’autore del post è presente nella foto, è il secondo in alto da destra. Come vedremo in questo articolo, e in quello successivo che segue le vicende dei primi volontari del battaglione Azov, Oleg è un nazista e complottista antisemita convinto.

Nel suo account VK troviamo alcune foto che lo ritraggono vestito da militare con il simbolo di Azov (partecipò alle operazioni del battaglione dei volontari nel Donbass). Tra queste una dove tiene in mano una bandiera nazista diversa da quella della foto diffusa nel 2014. Non mancano riferimenti al nazismo e alle ideologie di estrema destra (qui, qui, qui, qui e qui).

Ecco un post del 18 maggio 2017 in cui sostiene che l’Ucraina sia in mano agli ebrei. Non solo, li accusa di voler bloccare il social network VK in Ucraina «presumibilmente con il pretesto di “combattere l’influenza russa”».

Nello stesso post antisemita, Oleg sostiene che non esista alcuna censura all’interno di VK (se non per contenuti violenti e pornografici) e che lo stesso social non sia controllato dal Servizio di sicurezza dell’Ucraina (SBU), pertanto ritiene che non possano bloccare i «movimenti rivoluzionari e nazionalisti ucraini», cosa che invece avviene per Facebook con le immagini nazionaliste intolleranti contro gli ebrei. Oleg, nel post, si contesta questi blocchi da parte di Facebook (come quello subito dal suo account), stufo di «ascoltare sciocchezze sull’Unione europea e sulla Nato».

Una delle tante foto di Oleg con la bandiera nazista, diversa da quella del 2017 che non risulta in nessun altro scatto condiviso nel suo profilo.

Questo ultimo elemento, ossia il disprezzo della Nato, potrebbe essere stato un pretesto per aggiungere la bandiera della Gioventù Hitleriana per “bilanciare” il pensiero dei volontari del battaglione. Il post con la foto è stato eliminato da Oleg, senza fornire una spiegazione del motivo. Risulta strano che l’abbia rimossa per la presenza del simbolo nazista, avendone pubblicate diverse altre. L’unico dettaglio che possiamo notare è la censura dei volti, spesso presente negli scatti pubblicati da Oleg, così come non risultano altre foto con un così vasto gruppo di combattenti associati alla presenza di un simbolo nazista. Molto probabilmente, i volontari combattevano per la stessa causa, ma non tutti erano estremisti di destra e anti Nato come Oleg.

Foto scattata a Mariupol

Tramite l’account di Oleg troviamo una foto che riprende lo stesso edificio dell’immagine diffusa online. Ecco un confronto dove il muro dell’edificio, così come le finestre, risultano simili.

A fornire una chiara geolocalizzazione è l’account Twitter @Polk_Azov che il 26 aprile 2015 pubblica due foto dove ringraziano una band musicale che si era esibita per il Battaglione Azov. Dove? A Mariupol.

Ecco tutti gli elementi che coincidono nelle tre foto:

Oleg si trovava proprio nell’area del Donbass, come effettivamente riporta nel titolo della galleria immagini del suo profilo VK: “Donbass ATO 2014-2015”. Oleg teneva nella stanza una bandiera nazista, ma non quella inserita nella foto di gruppo.

Al di fuori di questa galleria fotografica troviamo quella del concerto:

Oleg e l’attivismo di estrema destra

Oleg fa parte del gruppo paramilitare dei veterani Azov “The National Wives” (“НАЦІОНАЛЬНІ ДРУЖИНИ“), contestato e ritenuto nel 2018 un pericolo per la democrazia del Paese e un pretesto utile per la propaganda russa contro l’Ucraina. Fatto che, per gli aderenti al gruppo paramilitare, non pone alcuna preoccupazione.

Le foto pubblicate da Oleg insieme al battaglione Azov risalgono al 2015, anno di transizione in cui da gruppo paramilitare è poi entrato a far parte delle unità regolari dell’Ucraina. Come spiega lo stesso Oleg in un’intervista rilasciata nel 2014, non gli è possibile arruolarsi nelle forze regolari ucraine per via della sua fedina penale. C’è un altro simbolo presente nelle foto di Oleg, presente in una bandiera nera (qui sotto), e che non è propriamente quello di Azov.

La bandiera nera con il simbolo presente anche in quello di Azov, il quale riporta le lettere IN di “Idea Nazione” (dove “Nazione” si pronuncia “Natsia” finendo per somigliare a “Nazi”) già usata dal 2005 dall’organizzazione ultranazionalista “Patriot of Ukraine” (disciolta nel 2014), riguarda un’altra formazione di cui Oleg fa parte: il movimento politico dei Nazionalsocialisti autonomi di Zhytomyr (Автономні націонал соціалісти Житомира) contrario al governo Poroshenko (lo definiscono “un bastardo morto”).

L’antisemitismo, anche in questo gruppo, risulta estremo a tal punto da ritenere l’Ucraina in mano agli ebrei. Nell’immagine del 2015 sotto riportata non vediamo solo Putin con un colpo alla testa, ma anche alcuni politici ucraini del periodo identificati come ebrei (o collegati a Israele).

Come possiamo vedere da questo post condiviso del 2014, il gruppo neonazi e antisemita di cui Oleg fa parte ha espresso il proprio disgusto per chi ha vinto le elezioni del 2014. Nella foto sottostante il Presidente ucraino Poroshenko e la cantante Ruslana (vincitrice dell’Eurovision del 2004).

Oleg, di fatto, è la dimostrazione della presenza di nazisti all’interno del battaglione Azov formato dai volontari, ucraini e stranieri, che hanno lottato contro la prima invasione russa in Ucraina. Come abbiamo spiegato nel precedente articolo, è assolutamente vero che gli estremisti di destra combattevano tra le file di Azov, ma ciò che bisogna raccontare è come questi personaggi abbiano in realtà tentato di conquistare il potere e come, una volta fallita l’operazione, abbiano operato contro i governi successivi a quello del filorusso Janukovyč.

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