Anche il Rugby dice no alle donne transgender nelle competizioni internazionali femminili

Le donne transgender vengono escluse dalle competizioni femminili «a causa dei vantaggi conferiti dal testosterone della pubertà». Protestano gli attivisti

Dopo il no della Federazione internazionale di nuoto, anche il Rugby bandisce le donne transgender (mtf) dalle competizioni internazionali femminili di rugby. L’ha comunicato ufficialmente l’International Rugby League, l’organo di governo globale dello sport in questione, spiegando che l’intenzione è quella di bilanciare il diritto di partecipazione degli sportivi garantendo equità a tutti. Specificano che si tratta di una scelta «temporanea» fino a quando non avranno ideato una definitiva politica di inclusione delle atlete transgender, basata su ricerche complete. Il divieto è stato emanato in occasione della Coppa del Mondo che si giocherà a ottobre in Inghilterra e che vedrà squadre e atleti provenienti da Australia, Brasile, Canada, Isole Cook, Inghilterra, Francia, Nuova Zelanda e Papua Nuova Guinea. Secondo le linee guida di World Rugby, le atlete saranno escluse dalle competizioni femminili «a causa delle dimensioni, della forza e dei vantaggi di potenza conferiti dal testosterone durante la pubertà e l’adolescenza».


La voce di una rugbista transgender

Sono molti gli sport che si stanno mobilitando su questo fronte, accedendo non poche polemiche. L’origine di questi movimenti nasce a inizio, anno quando il Comitato Olimpico Internazionale aveva stabilito che doveva essere il singolo sport a decidere la propria politica di partecipazione delle atlete transgender, a seconda delle caratteristiche richieste dalla singola attività sportiva. La questione sta spaccando l’opinione pubblica: Caroline Layt, rugbista australiana transgender che ha giocato sia prima che dopo la transizione, ha sottolineato a più riprese in queste settimane che andrebbero ascoltate soprattutto le giocatrici. «Loro non sanno quale sia la transizione. Le persone non capiscono cosa stiamo passando – spiega -. Una volta che hai completato la transizione sei solo un’altra giocatrice e non avrai nessun vantaggio sulle rugbiste cisgender».


Immagine di copertina: EPA/Jose Manuel Vidal

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