Di Battista durissimo contro Di Maio: «Conferenza stampa patetica: solo carrierismo»

L’ex parlamentare grillino critica il ministro degli Esteri e valuta un suo ritorno nel M5s: «Solo se escono dal governo»

«La conferenza stampa di Di Maio? Patetica». Alessandro Di Battista non usa toni amichevoli e men che meno concilianti contro l’ex collega e compagno di numerose battaglie nel M5s, Luigi Di Maio, dopo la decisione del ministro degli Esteri di abbandonare il M5s per intraprendere un nuovo percorso. «Lo conosco bene – prosegue Di Battista in un’intervista a Tpi -. Luigi non crede a quello che dice: fa questa battaglia per tenersi aperta la prospettiva di una carriera politica. La sua e quella di alcuni, tra quelli che l’hanno seguito, che hanno questa priorità. Oggi lo guida lo spirito di convenienza». L’ex parlamentare grillino non è sorpreso dall’uscita del ministro degli Esteri dal M5s, anzi: «Ormai ero certo che sarebbe uscito dal M5s, da quando ha iniziato a scusarsi per tutte le sue scelte, per cercare di ricostruirsi una nuova identità più istituzionale. Evidentemente per Di Maio conta più la carriera delle idee per cui ha combattuto quando guidava il Movimento». Secondo l’ex pasionario del M5s, le posizioni Di Maio erano «scuse preparatorie dello strappo, si vedeva lontano un miglio». E Di Battista poi osserva: «Lo hanno seguito sono tanti, ma mi aspettavo anche questo: Luigi ha delle capacità politiche, ha sempre avuto un seguito nel gruppo parlamentare. Ma questo non significa che le stesse opinioni siano rappresentative di quelle che hanno gli elettori».


«Nessuno di noi è stato eletto dicendo: “Voglio essere un nuovo Andreotti”»

«Il giochetto piace a tutti. Nessuno di loro, oggi, vuole abbandonare il proprio posto nel Palazzo», prosegue Di Battista, per poi rimettere al centro la possibile ragione della rottura di Di Maio con il M5s, ossia la questione del secondo mandato: «Il limite del secondo mandato è una regola che funziona, come sapeva bene Gianroberto Casaleggio. Le istituzioni non possono diventare un ufficio di collocamento, perché quando accade questo, poi salta fuori – come si vede – l’opportunismo. Nessuno di noi è stato eletto dicendo: “Voglio essere un nuovo Andreotti”. Siamo entrati in Parlamento dicendo a chi ci ha dato forza di farlo: “Noi serviremo la Repubblica senza diventare professionisti della politica». Ma l’ex pentastellato precisa: «Non mi sogno di dire che chi sta con Di Maio pensa alla poltrona e chi resta con Conte no, anzi. Tuttavia fra molti di quelli che seguono Luigi c’è questa angoscia del futuro che pesa sulla decisione».


Le condizioni per riavvicinarsi al M5s: «Escano subito dal governo»

Quanto alle sorti del M5s dopo la scissione, l’ex grillino osserva: «Non so se il Movimento sia finito, potrebbe avere una possibilità se saprà fare delle scelte scomode, difficili e radicali, come quelle controcorrente su cui nacque». E infine, Alessandro Di Battista apre a un possibile riavvicinamento al M5s. Il tutto a una sola condizione, che secondo l’ex grillino è «l’unica accettabile per i tanti delusi (me per primo) di queste ore: uscissero dal governo e facessero opposizione». E dunque l’ex pentastellato accelera: «Lo strappo andrebbe fatto subito, ora, prima dell’estate: non può essere una svolta dell’ultima ora, magari poco prima del voto». E infine, Di Battista apre a un possibile confronto con il presidente del M5s, Giuseppe Conte, «se uscisse dal governo prima dell’estate, anche se sedersi non significa rientrare».

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