Si è diffusa in pochi minuti nella Roma politica la notizia, confermata poi dall’agenzia Ansa, della convocazione a rapporto da Beppe Grillo della delegazione m5s al governo. In teoria non ci sarebbe nulla di clamoroso nella notizia dell’incontro: l’altro ieri e ieri Grillo ha incontrato in successione il leader e i dirigenti del Movimento e poi gli eletti alla Camera e al Senato. Mancava solo la pattuglia dei ministri, che dopo la dipartita di Luigi Di Maio sono tre: Federico D’Incà, Stefano Patuanelli e Fabiana Dadone. Ma nelle ultime ore ha ripreso a circolare l’ipotesi di una presa di distanze dal governo, spinta da Giuseppe Conte, largamente rappresentata al fondatore da buona parte dei parlamentari, e reclamata a gran voce dalle voci esterne più ascoltate, da Alessandro Di Battista a Marco Travaglio.
Grillo nei giorni scorsi è parso freddo rispetto all’idea, ma sarebbe impressionato dal numero di voci che la sostengono. Per questo il tema principale del faccia a faccia coi ministri sarebbe quello del possibile ritiro della delegazione, per valutarne pro e contro. Gli osservatori più informati parlano di propensioni diverse tra i tre ministri: disponibili Patuanelli (il più vicino a Conte) e Dadone, molto meno D’Incà.
Il caso Taverna
Resta da vedere ovviamente come la pensa a questo punto Grillo, già teso e sconcertato per la vicenda-Taverna esplosa in mattinata dopo la pubblicazione (durata meno di mezz’ora, e cancellata in gran fretta) di un post sulla pagina Facebook della vice presidente del Senato. Chi ha fatto in tempo a scorrerlo ha letto parole di fuoco verso Grillo: «Perché stai delegittimando il nostro capo politico? Il Movimento non è di tua proprietà, il Movimento lo abbiamo costruito tutti insieme mettendoci tempo fatica e denaro. Questa volta Beppe ci devi dare delle spiegazioni valide a tutto questo. Noi siamo con Giuseppe Conte». Taverna si è precipitata a smentire, dando la colpa a un collaboratore infedele «subito rimosso dal mio staff», e dicendosi disperata per l’accaduto.
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