Termosifoni a 19 gradi, un “coprifuoco” per l’illuminazione pubblica e la chiusura anticipata delle attività commerciali. Sono solo alcune ipotesi, ma qualche misura per ridurre il consumo del gas per questo inverno verrà sicuramente presa. Dopo settimane di trattative, ieri i ministri dell’Energia dei Paesi dell’Unione europea hanno approvato il piano di emergenza. Un accordo che consentirà ai 27 membri di liberarsi sempre di più dalla dipendenza energetica dalla Russia. Il 15% di tagli inizialmente proposti, sono stati rimodellati Paese per Paese, a seconda di quanto gas esportano e di come sono interconnessi. L’Italia, come ha spiegato il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, dovrà risparmiare il 7% rispetto alla media annua degli ultimi 5 anni: «Noi abbiamo già previsto un piano di risparmio che è uguale o superiore a questo numero», ha detto ricordando le strategie di differenziazione dei fornitori. «Per quanto riguarda agli italiani, cambierà davvero molto poco», ha affermato al Tg1.
Le strategie in campo
L’Italia dovrà rinunciare a 4-5 miliardi di metri cubi di gas dei poco più di 70 che consuma ogni anno. Un risparmio da concentrare nel periodo compreso tra il 1° agosto e il 31 marzo 2023, quindi tutto l’autunno, l’inverno e buona parte della primavera. Quasi un terzo del metano bruciato nel nostro Paese è utilizzato per riscaldare e illuminare le case. Infatti, stando ai dati Terna, il 50% dell’elettricità viene prodotta proprio con il gas. Per questo motivo, un provvedimento forse necessario sarà abbassare di circa 2 gradi i riscaldamenti delle abitazioni. Invece, per quanto riguarda l’energia elettrica, si pensa di chiedere ai Comuni di spegnere fino al 40% dei lampioni. Nel caso più estremo, si potrebbe valutare l’ipotesi di chiudere gli uffici pubblici alle 17 e 30, i negozi alle 19 e i locali alle 23. Ogni Paese europeo sceglierà il metodo che più gli si addice entro settembre, quando dovrà presentare un piano nazionale.
L’incremento dei prezzi
Ad oggi, l’Italia dipende al 95% dalle importazioni di metano. Tuttavia, come assicurato dal ministro Cingolani, il governo ritiene che «entro l’inizio dell’inverno sarà quasi indipendente» da Mosca, «ed entro l’anno prossimo la situazione sarà piuttosto sicura, senza alcuna dipendenza dalle forniture russe». L’incremento dei prezzi dell’energia e del caro vita degli ultimi mesi ha portato 3,2 miliardi di maggior gettito Iva. Lo ha detto il ministro dell’Economia Daniele Franco illustrando al Cdm la relazione aggiornata sull’assestamento di bilancio, che vede un deficit inferiore di 14,3 miliardi rispetto a quanto previsto. Denaro che potrebbe finire a disposizione per il nuovo decreto aiuti.
Riconversione degli impianti e fonti alternative
Al termine del Consiglio affari energia di ieri, Cingolani ha voluto rassicurare sul tema riconversione degli impianti a gas: «Non riconvertiamo niente, il nostro piano è già stato fatto a maggio. Utilizziamo le nostre centrali a carbone ancora in funzione un po’ più di quello che avevamo previsto, quindi fra i 12 e i 24 mesi indipendentemente dalla situazione». L’impatto ambientale di questo utilizzo, afferma il ministro, «è ampiamente compensato dalla crescita delle rinnovabili». Nell’ultimo anno, le fonti alternative di energia hanno coperto il 35% della domanda elettrica. Per quanto alto, non basta a sostituire del tutto il gas. Né ora né a breve.
Leggi anche: