Niente price cap per il gas a settembre. Nella riunione dei ministri dell’Energia Ue di oggi, venerdì 9 settembre, non se ne parlerà. La decisione dovrà essere assunta dai capi di Stato e di governo. Prima a Praga e poi a Bruxelles. Per questo ora la data da segnare sul calendario è il 6 ottobre. Quando, secondo i pronostici, si bloccherà finalmente il prezzo del gas russo. E c’è anche la proposta di allargare la misura al metano di ogni provenienza. In compenso oggi dovrebbe arrivare l’ok alle altre misure: taglio dei consumi, tassa sugli extra-profitti e aiuti alle utilities in difficoltà. Per ora a festeggiare è la Russia di Putin. Che aveva minacciato il taglio delle forniture senza lo stop al tetto e alle sanzioni.
A quali paesi imporre il tetto dei prezzi
Perché è saltato il price cap? I retroscena spiegano che la misura proposta dal governo Draghi ha incassato il sostegno di Portogallo, Grecia, Polonia, Belgio, Lussemburgo, Bulgaria, Romania. La Francia non è contraria. Ma a dire no ci sono Ungheria, Slovenia, Austria, Paesi Bassi e Repubblica Ceca. Ma soprattutto: la Germania, che aveva aperto al tetto al prezzo del gas, ora sembra tornata sui suoi passi. Il motivo dell’opposizione è che i tempi dell’approvazione potrebbero scatenare un problema di forniture. E i venditori alternativi alla Russia potrebbero cambiare fronte. La posizione dell’Italia resta quella di imporre il price cap a tutti e non solo alla Russia. La proposta di Ursula von der Leyen parlava invece di una limitazione al gas russo. Ovvero quello importato via gasdotti. Tra le richieste di Roma c’è anche l’accelerazione sulla riforma del mercato elettrico, con il disaccoppiamento (decoupling) del prezzo del gas da quello dell’elettricità. Per ora il tetto ai maxi-ricavi delle compagnie energetiche che producono elettricità da fonti a basso costo rispetto al gas, proposto ieri da Bruxelles, è considerato come un primo passo verso un decoupling strutturale.
Il taglio dei consumi
Il taglio dei consumi invece è in arrivo. Bruxelles punta a una riduzione della domanda del 10% di cui almeno il 5% nelle ore di punta. Si deve decidere sull’obbligatorietà o sulla volontarietà. Arriverà il tetto ai ricavi delle compagnie che producono energia elettrica a basso costo da fonti come le rinnovabili. Per compensare il caro prezzi per i consumatori.
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