Un sms della Germania per i prezzi del gas: così il governo vuole fermare gli aumenti in bolletta

Il ministro tedesco apre a price cap e disaccoppiamento dal mercato di Amsterdam. Cosa vogliono fare l’Europa e l’Italia

Un messaggino per aprire al price cap e al disaccoppiamento del prezzo del gas dal Ttf. Mentre l’Unione Europea prepara il suo piano d’emergenza sull’energia arriva dalla Germania la possibile svolta che potrebbe aprire alla soluzione sui rincari delle bollette. A mandarlo è stato ieri il ministro tedesco dell’Energia Robert Habeck nella chat su Whatsapp con i colleghi europei. E a parlarne è stato il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani. «È prematuro parlarne», dicono dallo staff di Mario Draghi. Ma dopo l’annuncio della commissione di una riforma per slegare il prezzo dell’energia da quello del gas ieri i costi del metano sono tornati a scendere. Mentre in Italia si litiga ancora sui 9 miliardi “spariti” dalla tassa sugli extraprofitti delle società energetiche. E si fa strada l’idea di riformare la norma attraverso un’addizionale Irap.


Un decreto o un emendamento

Dall’inizio. A Palazzo Chigi ieri sono andate in scena le prime interlocuzioni tecniche tra il sottosegretario Roberto Garofoli e i ministri dell’Economia Daniele Franco e Cingolani. Il provvedimento tanto invocato dai partiti potrebbe non essere immediato. Nell’esecutivo per ora si parla genericamente del mese di settembre. E la soluzione legislativa sarebbe un emendamento al Dl Aiuti e non un decreto. Riguardo le risorse, mentre è molto difficile che il premier apra ad uno uno scostamento di bilancio a nemmeno un mese dal voto, ci sono alcune misure che vengono date quasi per certe. Come il prolungamento degli sconti sui carburanti – in vigore fino al 20 del prossimo mese – che si autofinanziano con l’extragettito.


Le proposte sono sul tavolo. Per le imprese si sonda la possibilità di riservare quote di elettricità provenienti dalle rinnovabili a settori strategici. Per le famiglie più fragili si valutano ulteriori aiuti. Il binario degli interventi nazionali è destinato ad intersecarsi con quello comunitario. Già il 9 settembre i ministri dell’energia europei si riuniranno per discutere le misure d’emergenza e, in ambienti di governo inizia a circolare cauto ottimismo sul price cap (il cavallo di battaglia di Draghi), in particolare per la posizione di apertura da parte della Germania, e sulla proposta di slegare il prezzo dell’energia elettrica da quello del gas.

Price cap e decoupling

Il price cap è un meccanismo in base al quale il prezzo del gas non può superare una certa quota. La Voce ha spiegato che una norma come questa «romperebbe il circolo vizioso tra aspettative di una riduzione delle importazioni dalla Russia, spinta al rialzo del prezzo del gas e dei contratti future e aumento delle entrate in valuta pregiata per Mosca che vanifica l’impatto delle sanzioni». La logica è che essendo l’Europa un mercato fondamentale per i rivenditori, questi non potrebbero che accettare un tetto che, secondo alcune indiscrezioni circolate sui giornali, l’Italia vorrebbe a 150 euro e gli altri paesi europei a 200 euro al megawattora. Un altro schema prevede che la differenza venga coperta dall’Ue.

I contrari hanno interessi nel mercato energetico. Il TTF (Title Transfer Facility) è invece il mercato del gas e ha base in Olanda. Sulla piattaforma avviene la compravendita tra i trader del settore e sulla base degli scambi si forma il prezzo. E ci sono futures con diverse scadenze temporali che hanno come sottostante il gas scambiato sul TTF.

Giovanni Battista Zorzoli, presidente dell’Associazione italiana degli economisti dell’energia, spiega oggi a La Stampa: «Ad Amsterdam è stata attribuita la funzione di mercato di riferimento del metano in tutta Europa, ma in realtà ne tratta solo una minima parte. Il Ttf non è neanche una vera Borsa di gas, è solo una Borsa di futures, cioè di titoli finanziari sul gas, e per di più con volumi sottili, da uno a tre miliardi di euro al giorno, pochissimi per il mercato dell’energia. Quindi il Ttf subisce oscillazioni violente in su e in giù. È manipolato da un pugno di operatori, e io ho il sospetto (solo il sospetto, ma c’è una logica dietro) che qualcuno di questi operatori agisca per conto di Putin. Sarebbe un ottimo modo per fare la guerra economica all’Europa. E il governo olandese non fa nulla per impedirlo, perché più il prezzo del metano sale, più la bilancia dei pagamenti dei Paesi Bassi ne beneficia, essendo produttori di gas».

Cosa vuole fare l’Europa

Disaccoppiare il prezzo del gas da quello dell’elettricità è l’obiettivo finale. Per l’Europa però potrebbe essere necessario un obiettivo intermedio. Ovvero quello di fissare un tetto al prezzo del gas usato per produrre elettricità. Il mercato elettrico è basato sul sistema del prezzo marginale. La corrente ha un prezzo legato a quello del gas anche se viene prodotta con altre fonti energetiche. E questo genera gli extraprofitti per le società. L’idea è di legarlo alle rinnovabili e al nucleare. Un’altra idea sul tavolo è quella di creare un dazio sul gas da Mosca. Che però esporrebbe l’Europa alle interruzioni della distribuzione che soprattutto la Germania non vuole.

E i partiti? C’è chi propone uno scostamento di bilancio per finanziare un provvedimento da 30 miliardi contro il caro bollette, chi un sistema di “prezzi amministrati” a livello nazionale sull’energia. Mentre il governo valuta i margini di un possibile nuovo intervento a sostegno di famiglie e imprese, i partiti stanno intanto facendo arrivare le loro proposte a Palazzo Chigi. Il Pd pensa ad un sistema di prezzi amministrati per i prossimi 12 mesi, una sorta di tetto nazionale al prezzo dell’elettricità. Inoltre, chiede di raddoppiare il credito d’imposta per l’energia con l’obiettivo di recuperare parte degli enormi aumenti in corso.

E i partiti?

La federazione Europa Verde-Sinistra Italiana vorrebbe tassare al 100% gli extraprofitti delle società energetiche per ridistribuire le risorse tra famiglie e imprese. Il Movimento 5 Stelle spinge da tempo per uno scostamento di bilancio (indicato anche nel documento consegnato lo scorso luglio al premier). La proposta del leader Giuseppe Conte è di «recuperare i 9 miliardi di extraprofitti (delle società energetiche) persi per strada dal governo», estendendo «questa tassazione anche ai settori farmaceutico e assicurativo». Per il Terzo Polo Carlo Calenda punta in primis a «dimezzare il costo dell’energia subito e portarlo a 100 euro Mwh per imprese energivore e gasivore».

E propone che il Gse compri tutte le fonti di produzione dell’energia elettrica (per il gas a prezzo di mercato, per le rinnovabili al prezzo fisso di 70 euro per MWh). Tale mediazione permetterebbe di abbassare i costi. Anche Fratelli d’Italia vuole il tetto e il disaccoppiamento. Ma anche un meccanismo automatico che riversi gli introiti dell’extragettito Iva a famiglie e imprese. La Lega chiede fondi da destinare a famiglie e imprese strozzate dal caro bollette, ma anche un prezzo amministrato dell’energia che consenta un rincaro massimo del 4%. Infine, Forza Italia vorrebbe far pagare le bollette nella stessa misura dell’anno scorso e abbattere l’Iva sui beni di prima necessità come pane, pasta, latte.

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