Diesel e benzina, perché il gasolio costa di più della verde

Secondo il presidente dell’Unem si tratta di un fenomeno transitorio. Ma con l’embargo al petrolio russo la situazione potrebbe peggiorare

Da qualche tempo il prezzo del gasolio ha superato quello della benzina. Anche se risultano in calo su entrambi i carburanti nelle ultime rilevazioni, le medie dei prezzi praticati comunicati ieri dai gestori all’Osservatorio prezzi del ministero dello Sviluppo economico dicono che la benzina self service costa 1,726 euro/litro, mentre il diesel è arrivato a 1,830 euro/litro. E ancora: la benzina servita è a quota a 1,869 euro/litro. Mentre il diesel si trova a 1,971 euro/litro . Perché il prezzo del diesel ha superato quello della verde? Claudio Spinaci, presidente dell’Unione Energie per la Mobilità, lo spiega oggi in un’intervista al Messaggero.


Il riscaldamento, la produzione di energia, il costo del petrolio

In primo luogo il fenomeno non è nuovo: normalmente in questa parte dell’anno la domanda di benzina per la mobilità privata tende a calare. Mentre quella di gasolio aumenta perché viene usato anche per il riscaldamento e la produzione di energia elettrica. «Nessuno se ne è accorto finora perché il differenziale di prezzo tra i due prodotti poteva raggiungere i 3-4 centesimi di euro per litro a favore del gasolio, e veniva più che compensato dagli 11 centesimi in meno di accisa che gravano su questo prodotto», sostiene Spinaci. Mentre oggi il differenziale tra i due prodotti è arrivato a superare i 20 centesimi di euro al litro: «Questa situazione si è venuta a creare per la minore disponibilità di gasolio dovuta in larga parte al venir meno delle importazioni russe, da cui l’Europa dipende per circa il 30% del suo fabbisogno. E stiamo parlando di 25 milioni di tonnellate all’anno».


In più è partita una corsa all’acquisto per affrontare il periodo invernale. E questo, spiega Spinaci, perché le voci sulle interruzioni di corrente o sul razionamento del gas hanno portato alla previsione di utilizzo industriale. Per questo le tensioni internazionali finiscono per concentrarsi sul prezzo del gasolio. Ma secondo il presidente dell’Unem non c’è da preoccuparsi per le forniture: «Possiamo ancora contare su un’industria della raffinazione. E saremo in grado di soddisfare la domanda interna e minimizzare l’impatto su prezzi. Che, infatti, a livello industriale (cioè al netto delle tasse) in media annua sono inferiori di 4 centesimi di euro al litro rispetto all’area euro».

Le sanzioni sul petrolio russo

Spinaci però ricorda che a partire dal 5 dicembre entreranno in vigore le sanzioni sul petrolio russo. E la raffineria Isab di Priolo rischia di chiudere. In questo caso, secondo Spinaci, potremmo arrivare a un problema di produzione: «Isab rappresenta il 20% della capacità di produzione italiana. Ed è un importante produttore di gasolio. A quel punto potrebbe scoppiare un problema di disponibilità. La raffineria di Priolo è un’azienda di diritto italiano controllata dalla società svizzera Litasco Sa, a sua volta controllata dalla russa Lukoil. « Io credo che la cosa più urgente da fare sia di assicurare la continuità operativa dell’azienda. Chiarendo ufficialmente che non si tratta di un’azienda soggetta a sanzioni e fornendole le necessarie garanzie finanziarie per poter tornare a operare sul mercato internazionale del greggio. E proseguire l’attività, senza necessità di utilizzare greggio russo. Ma al momento nulla di tutto ciò si è tradotto in atti concreti».

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