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Libano al collasso: chiudono le banche per «ragioni di sicurezza». Blocchi stradali e proteste in tutto il Paese – Il video

19 Settembre 2022 - 22:52 Alessandra Mancini
Oggi è giunta a Beirut una delegazione del Fondo monetario internazionale per valutare lo stato dell’attività legislativa per sbloccare i tanto attesi aiuti economici internazionali

Nel Libano in default finanziario e travolto da una crisi politica e sociale senza precedenti, chiudono – da oggi e per i prossimi due giorni – le filiali delle banche su tutto il territorio nazionale. L’Associazione delle banche libanesi ha confermato la chiusura «per ragioni supplementari di sicurezza» dopo l’aumento, nei giorni scorsi, degli assalti agli istituti di credito nel Paese. In una settimana, infatti, si sono verificati sette diversi irruzioni di cittadini contro filiali bancarie a Beirut per reclamare la restituzione dei soldi depositati. L’ultima, mercoledì scorso. Una cittadina libanese, Sali Hafiz, si è introdotta in una filiale della Blom Bank di Beirut con una pistola giocattolo e una tanica di benzina, minacciando di darsi fuoco se i funzionari della banca non le avessero restituito circa 30 mila dollari, depositati sul suo conto, necessari a pagare le cure della sorella malata di cancro. La battaglia per la riappropriazione dei risparmi, congelati dal 2019, è partita lo scorso 10 agosto. Il copione è sempre lo stesso: un uomo, Bassaman Sheikh Hussein, si è barricato e ha preso in ostaggio alcune persone in una filiale della Federal Bank nel quartiere commerciale di Hamra, chiedendo di prelevare una consistente somma di denaro per poter pagare le spese mediche del padre. La situazione nel Paese dei Cedri è diventata ormai sempre più difficile da gestire, tanto da spingere il ministro degli Esteri Bassam Mawlawi ad assicurare misure aggiuntive – anche da parte delle forze dell’ordine – al fine di proteggere le sedi e le filiali degli istituti di credito.

La delegazione del Fondo monetario internazionale in visita a Beirut

In questo contesto oggi a Beirut era attesa una delegazione del Fondo monetario internazionale. La ragione è valutare lo stato dell’attività legislativa – del governo uscente di Najib Miqati e richiesta dalla stessa Organizzazione – per sbloccare i tanto attesi aiuti economici internazionali al Paese. L’attuale classe politica libanese, da più parti indicata come responsabile della peggiore crisi economica degli ultimi 150 anni, è chiamata a modificare in maniera strutturale il sistema bancario e finanziario del Libano.

Blocchi stradali, cortei e scioperi in tutto il Paese

Intanto nel nord del Paese sono continuate anche oggi le proteste con blocchi stradali, cortei e sit-in. L’esercito libanese è intervenuto nel centro di Beirut sparando pallottole in aria per disperdere centinaia di manifestanti, radunati nei pressi del Palazzo di giustizia per chiedere il rilascio di due libanesi fermati nei giorni scorsi durante le proteste contro il cartello delle banche libanesi. Non solo. I tassisti della compagnia internazionale Uber hanno scioperato per chiedere un adeguamento delle tariffe alla luce del continuo aumento dei prezzi del carburante in seguito, anche, alla decisione dei giorni scorsi da parte del governo di aver rimosso i sussidi sulla benzina. Con una classe politica inadempiente e una lira che ha perso, in meno di tre anni, più del 95% del suo valore da un lato e con l’80% della popolazione che – secondo la Banca mondiale – vive sotto la soglia di povertà, il Libano è al collasso.

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