Cuba dice Sì a matrimoni e adozioni Lgbtq+, il referendum apre anche alla maternità surrogata

L’affluenza al voto è stata del 74%, più bassa rispetto alle precedenti consultazioni referendarie dell’isola relative a riforme costituzionali: nel 2019 la partecipazione oltre l’84%

Cuba apre ai diritti civili. Il referendum per riformare il Codice della famiglia è passato con il 66,87% dei voti, legalizzando di fatto il matrimonio tra persone dello stesso sesso, le adozioni per coppie omosessuali e la maternità surrogata. In totale sono 6,2 milioni i cubani che si sono recati ieri alle urne, per una partecipazione pari al 74% degli elettori registrati. Proprio l’astensionismo era uno degli scenari più temuti dal governo de L’Avana. In tutta la sua storia, l’isola ha vissuto altre due consultazioni di natura costituzionale: nel 2019 (quando la partecipazione fu dell’84,4%) e nel 1976, anno in cui fu approvata la costituzione e votò il 98% degli aventi diritto. Il referendum di ieri, dunque, conferma un calo dell’affluenza, ma scaccia i timori di un astensionismo diffuso, che – secondo alcuni – poteva essere interpretato come forma di protesta contro il governo. La vittoria del «sì» al referendum, fortemente auspicata dal presidente Miguel Díaz-Canel, introdurrà il nuovo Codice della famiglia cubano, che andrà a sostituire il precedente del 1975. Un testo che Homero Acosta, segretario del parlamento cubano, aveva definito «rivoluzionario, inclusivo e democratico». Tante le novità introdotte: non solo i matrimoni e le adozioni per coppie dello stesso sesso, ma anche leggi per il contrasto alla violenza di genere e divieto del matrimonio infantile. Nel 2019, centinaia di cubani erano scesi in piazza a L’Avana sventolando bandiere arcobaleno e chiedendo una riforma del codice. In quell’occasione, però, la parata non aveva ricevuto l’autorizzazione del governo comunista e fu definita «sovversiva». Con il voto di ieri, l’isola sembra aver decisamente invertito la rotta.


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