Governo, il conflitto d’interessi (risolto) di Guido Crosetto e quello di Daniela Santanché: «È incompatibile»

Il ministro della Difesa liquida le sue aziende. Compresa quella che gestiva bed & breakfast. Nessun segnale dalla proprietaria del Twiga

«Per tutti quelli che (non per amore) me lo stanno chiedendo, rispondo. Mi sono già dimesso da amministratore, di ogni società privata (non ne ricopro di pubbliche) che (legittimamente) occupavo. Liquiderò ogni mia società (tutte legittime). Rinuncio al 90% del mio attuale reddito». È stato lo stesso Guido Crosetto su Twitter ad annunciarlo dopo la conferma della sua nomina a ministro della Difesa del governo Meloni. Con l’obiettivo di troncare sul nascere ogni polemica. E dando l’addio alla carica di presidente dell’Aiad, ovvero la Federazione delle aziende italiane dell’aerospazio e della difesa aderente a Confindustria. Mentre Daniela Santanchè, nuova ministra del Turismo, è già sulla graticola per il suo Twiga: «Proprietaria di uno stabilimento balneare, stabilirà quanto dovranno costare le concessioni balneari. Compresa quella al suo che paga un canone irrisorio», attaccano i Verdi.


Il ministro della Difesa liquida le sue aziende

Il prossimo ministro della Difesa ha lasciato quindi l’Aiad. E non solo. Crosetto abbandona anche la presidenza di «Orizzonti sistemi navali», società controllata al 51% da Fincantieri ed al 49% da Leonardo. Ovvero i due principali gruppi industriali italiani del settore. E altro: «Da privato e libero cittadino in questi anni ho costruito una bella società di consulenza, con mia moglie e mio figlio. Sono fatto così male che, adesso che una mia amica, che fino a 2 giorni fa non contava, conterà, ho deciso di liquidarla perché nessuno possa fare illazioni», aveva detto qualche tempo fa. La società, fa sapere oggi Il Fatto Quotidiano, si chiama Csc&Partners Srl e l’attuale ministro era proprietario del 50% delle quote. Nel 2021 aveva un fatturato di 272 mila euro e un utile netto di 179 mila. Chiuderà anche le tre aziende che gestiscono bed & breakfast a Roma. E l’agenzia di viaggi attualmente amministrata da un curatore fallimentare. Oltre a quella che si occupa di servizi contabili. «Mi dimetto da amministratore e poi per scelta mia le vendo, ho novanta giorni di tempo per farlo. Ma nessuno lo ha mai fatto prima, tanto per capirci vendo dei bed and breakfast. Mentre non è che Berlusconi ha venduto Mediaset quando è entrato in politica», ha concluso lui.


Twiga delle mie brame

Nessuna notizia su Santanchè, invece. Anche se le concessioni demaniali non sono competenza diretta del ministero del Turismo. Che il canone di concessione del Twiga di Forte dei Marmi ammonti ad appena 17 mila euro l’anno lo ha detto anche l’altro socio, Flavio Briatore. Ad attaccarla ieri per il conflitto d’interessi sono stati Angelo Bonelli ed Eleonora Evi dei Verdi. La società ha anche finanziato Fratelli d’Italia con 26 mila euro. Ma d’altro canto la posizione del partito sul problema è nota. «È incomprensibile la scelta del governo Draghi di procedere con i decreti attuativi del ddl Concorrenza sulla mappatura delle concessioni i balneari», diceva il capogruppo alla Camera, Francesco Lollobrigida all’epoca. FdI difende i balneari con buona pace dell’Europa, delle procedure d’infrazione e del Consiglio di Stato. Che in una recente sentenza ha imposto la scadenza delle concessioni a fine 2023.

La soddisfazione dei balneari

Intanto Marco Maurelli, presidente di Federbalneari Italia, ha colto con soddisfazione la nomina: «Siamo felici per il conferimento dell’incarico al neo ministro del Turismo Daniela Santanchè, convinti della sua importante esperienza e passione nel settore per trainare al successo che merita il comparto del turismo italiano in cerca di stabilità e di un forte rilancio oggi più che mai. L’industria del turismo balneare italiano rappresentata a pieno titolo da Federbalneari Italia è pronta a collaborare con il Governo e con il Ministero del Turismo per il conseguimento degli obiettivi sperati puntando ad una piena collaborazione ed avviando quel dialogo serio con la Commissione Ue, finalizzato a conferire la giusta dignità al tessuto imprenditoriale italiano che questo settore merita».

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