Saman Abbas, il Pakistan ha emesso l’ordine di cattura per i genitori accusati di essere complici dell’omicidio

Qualora i genitori venissero arrestati si aprirebbero le trattative per l’estradizione

«Il Pakistan ha valutato di emettere un provvedimento di cattura nazionale» per i genitori di Saman Abbas, la 18enne pachistana scomparsa e presumibilmente uccisa dallo zio e dai cugini con la complicità dei genitori nella notte del 30 aprile 2021 a Novellara di Reggio Emilia. Il movente sarebbe stato il rifiuto della giovane a un matrimonio combinato in patria. Lo ha annunciato la direttrice della seconda divisione dell’Interpol, Maria Josè Falcicchia, ospite a Quarto Grado ieri sera. «Nelle scorse settimane le autorità del Pakistan hanno recepito la fondatezza delle attività svolte in Italia dai carabinieri di Reggio Emilia e dall’autorità giudiziaria supportata dai servizi di cooperazione di polizia», ha premesso spiegando come ci sia stata una lunga valutazione a cui è seguita una richiesta di arresto internazionale già nel circuito Interpol. Ed è stata così delegata alle autorità di polizia del Punjab, regione a cavallo tra India e Pakistan, nonché quella di provenienza della famiglia di Saman. Il processo inizierà il 10 febbraio 2023 e vedrà coinvolti tutti e cinque i famigliari coinvolti: lo zio Danish Hasnain, i genitori Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, e i due cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq.


Cosa succederà ai genitori

La madre e il padre di Saman Abbas sono entrambi latitanti dall’arresto dello zio. Quest’ultimo è accusato di essere l’esecutore materiale dell’omicidio assieme ai due cugini. Ora, se i genitori dovessero essere arrestati verrebbero aperte le trattative per l’estradizione, già chiesta dall’Italia. «Non c’è un attuale trattato firmato da entrambi i Paesi ed esiste l‘estradizione di cortesia, una consuetudine internazionale che spesso tanti Paesi adottano», spiega la direttrice Falcicchia che riferisce di aver riscontrato «sensibilità» dalle autorità pachistane. «Sono stati due anni lunghi – ha concluso – ma non privi di impegno e di continue attività svolte dall’Interpol e dal nostro esperto di sicurezza presso l’ambasciata in Pakistan».


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