Dl rave, Anm a testa bassa: «Norma troppo generica, siamo al pericolo del pericolo»

Le critiche del presidente dell’Associazione magistrati. Duro il commento anche delle Camere penali: «E’ incostituzionale»

Una norma troppo generica e «vaga» che introduce un criterio di pericolo per la salute e l’incolumità pubblica «indefinito». E’ duro il commento del presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, in relazione al dl Rave, primo atto normativo del governo Meloni. Santalucia è stato audito oggi pomeriggio dalla commissione Giustizia del Senato che sta valutando la conversione in legge del decreto. La maggioranza ha in cantiere un emendamento per far scendere a cinque anni la pena massima prevista per l’organizzazione dei raduni musicali non autorizzati, così da escludere l’uso delle intercettazioni ma per il momento il resto dell’impianto sembra confermato. «La norma che introduce il criterio del pericolo per l’ordine pubblico, la salute pubblica e l’incolumità pubblica è troppo generica, troppo vaga» e, per questa sua «vaghezza», «rischia di non raggiungere il suo obiettivo: soprattutto non viene in alcun modo descritto il pericolo a cui fa riferimento», dice Santalucia. Siamo davanti, aggiunge, ad «una anticipazione eccessiva della soglia della punibilità» con un riferimento al «pericolo di un pericolo». Duro è stato anche il commento, sempre in audizione, del presidente dell’Unione camere penali, Giandomenico Caiazza che ha parlato di «forti dubbi sulla sussistenza dei requisiti di necessità e urgenza» che giustificano il ricorso al decreto legge, a maggior ragione di fronte alla «eterogeneità» del contenuto del provvedimento». Il rischio, dice il leader dei penalisti, è che la norma sia «esposta ad incidenti di costituzionalità».


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