Disabilità e violenza: in due anni 50 abusi su donne con difficoltà cognitive e motorie – Il rapporto

Gli ultimi dati dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute in occasione della giornata internazionale della disabilità

Da soli, con sempre meno servizi d’ausilio, o in famiglie sempre più in difficoltà a sostenerli, i 13 milioni di persone disabili presenti in Italia continuano a vivere nel silenzio, in una società distratta e poco attenta ai bisogni di tutti. A disegnare il quadro delle loro condizioni è l’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane in occasione della Giornata internazionale dedicata alla disabilità che si celebra oggi 3 dicembre. Secondo il rapporto aggiornato, in Italia quasi una persona disabile su tre, il 32,1%, è a rischio povertà. «Resta troppo bassa rispetto ad altri Paesi UE la quota di spesa destinata a politiche per la disabilità», spiega l’Osservatorio. I 28 miliardi di euro stanziati nel 2018 sono stati appena sufficienti per erogare le pensioni, ma l’aiuto da dare è ancora molto. Dei 13 milioni registrati, 3 milioni di persone vivono con una grave disabilità. Tra queste, secondo i dati Istat, quasi 1 milione e 500mila ha un’età superiore a 75 anni.


L’allarme violenza sulle donne disabili: salgono i casi di stupro e maltrattamenti

Nella giornata dedicata alla disabilità anche la Polizia di Stato fornisce numeri allarmanti sui maltrattamenti nei confronti di donne con disabilità. «50 violenze sessuali, 21 episodi di stalking, 230 casi maltrattamenti nel biennio che va dal 1 ottobre 2020 al 20 settembre 2022», spiega l’Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori (Oscad) della Direzione Centrale della Polizia Criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza. Dal monitoraggio emerge che i crimini commessi nei confronti delle donne con disabilità, anche minorenni, hanno subito una leggera flessione nei due anni presi in considerazione. «Risultano, spesso più delle altre donne, impossibilitate a denunciare quanto accaduto per timore di ritorsioni o di perdere il supporto della persona che si prende cura di loro o per la stessa difficoltà di riconoscere l’abuso», si legge nel documento. «Le donne con disabilità sono dunque vittime delle stesse forme di violenza che colpiscono le altre donne ma con conseguenze spesso amplificate proprio per la particolare vulnerabilità». Da qui la notevole cifra di sommerso che contraddistingue tali reati e la necessità di tenere alta l’attenzione su un fenomeno che rimane nascosto se non addirittura negato. «Un fenomeno», sottolinea la polizia, «che si deve combattere anche con l’informazione e la conoscenza».


La violenza sessuale

Per quanto riguarda i reati di violenza sessuale, colpiscono maggiormente le donne con disabilità di tipo cognitivo, «solitamente con difficoltà a riconoscere l’abuso e a denunciarlo». Nei casi di donne con disabilità fisica, invece, «la vittima viene presa di mira a causa delle sue difficoltà motorie che non le consentono di fuggire o opporre resistenza». Secondo quanto registrato dalle forze dell’ordine molto spesso gli abusi sessuali avvengono all’interno della famiglia o nelle strutture deputate alla cura e all’assistenza. «Generalmente l’autore del reato è una persona vicina, che gode della fiducia della vittima come un familiare, un amico, un operatore sanitario, un insegnante, un volontario o il caregiver».
Il reato di stalking invece viene spesso commesso da partner ed ex partner, ma anche da vicini o conoscenti della vittima. Molte giovani con disabilità vengono contattate sui social network, «circuite e indotte a produrre materiale sessualmente esplicito». Operazioni che spesso si concludono con richieste estorsive «sotto la minaccia di divulgare il materiale pornografico».

Scarso accesso alle cure e condizioni psicologiche precarie

Spesso anziani e soli, si trovano in condizioni di salute e psicologiche la maggior parte delle volte precarie: il 58,1% delle persone con disabilità grave si dichiara in cattive condizioni di salute, il 6,2% lamenta problemi di depressione. I problemi di salute sono acuiti dalle difficoltà con le quali le persone con disabilità hanno accesso alle cure, come testimonia il fatto che il 15,7% ha rinunciato, nel corso dell’ultimo anno, a prestazioni o cure sanitarie per motivi economici. E poi ci sono quelli che riescono a ricevere cure ma con tempi biblici, almeno il 21,3% del totale. «Circa un terzo delle persone con disabilità grave vive da solo», spiega il report, «tra gli ultrasettantacinquenni la quota sale al 42%. Si tratta di dati molto preoccupanti, poiché palesano una diffusa condizione di vulnerabilità».

Il 72,9% delle famiglie affronta spese mediche onerose

Chi può contare sull’aiuto familiare, si ritrova a combattere insieme ai propri cari una quotidiana guerra contro i costi elevatissimi da sostenere. Le famiglie con disabili si trovano a sostenere frequentemente costi per le cure, sono infatti il 79,2% quelle che affrontano spese mediche, il 91% quelle che acquistano medicinali e il 33,1% che affrontano spese per le cure dentistiche. «Tutte queste voci di spesa hanno un’incidenza più elevata per le famiglie con disabili rispetto al resto delle famiglie e molto spesso rappresentano per esse un onere pesante», osserva ancora il documento.

Sotto la media europea per fondi stanziati

E la necessità di aiuto non accennerà a diminuire. «La disabilità è una condizione che interesserà sempre più italiani, grazie al costante allungamento della aspettativa di vita», avverte il dottor Alessandro Solipaca, responsabile Scientifico dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane diretto dal professor Walter Ricciardi. «Per questo il nostro Sistema di welfare si troverà ad affrontare una domanda crescente di servizi per assicurare a queste persone l’assistenza sanitaria e sociale e il diritto a vivere una vita indipendente». L’esperto parla anche di «un approccio risarcitorio» dell’assistenza che è arrivato il momento di abbandonare, e che caratterizza «molti degli interventi di protezione sociale del nostro Paese», basati quasi esclusivamente «sui trasferimenti monetari», trascurando se questi siano efficaci «ad assicurare loro il diritto a vivere la vita al pari delle altre persone». In proposito l’Osservatorio riporta il 96,4% di trasferimenti monetari sui 28 miliardi di spesa erogati dallo Stato per le persone con disabilità. «Nei principali Paesi europei la quota di trasferimenti si attesta intorno al 70%», aggiunge il report. Nell’anno successivo allo stanziamento dei fondi, il 2019, il reddito medio di un pensionato con disabilità è stato pari a 15mila e 500 euro lordi, 20mila per le persone over 65. «Gli importi medi più elevati si riscontrano nel Nord dove si attestano a circa 17mila euro annui, sotto i 14mila euro, invece, la pensione lorda per una persona con disabilità nel Mezzogiorno».

Il diritto al lavoro negato

Una delle altre piaghe è il lavoro. Open ne ha parlato più volte nella serie “In Tutti i Sensi” dedicati ai diritti della disabilità. «Hai una disabilità e chiedi un lavoro? Mettiti in fila dietro i normali», racconta una delle testimonianze raccolte nel video pubblicato insieme a Lega del Filo D’Oro, sottolineando come il diritto a un impiego equivalga al diritto alla dignità e all’inclusione sociale. L’Osservatorio registra solo l’11,9% delle persone con disabilità al momento con occupazione. Una condizione che si riversa inevitabilmente sui nuclei familiari. «La scarsa partecipazione al mondo del lavoro, quindi la ridotta capacità di produrre reddito, fa sì che le famiglie in cui vivono persone con disabilità abbiano seri problemi economici», spiega il report. A questo proposito i dati evidenziano che una famiglia con almeno una persona con disabilità percepisce, mediamente, un reddito medio equivalente pari a 19mila 500 euro annui, circa mille euro in meno di quello delle famiglie senza persone con disabilità, pari a 20mila 589 euro. «Inoltre, per effetto delle ingenti spese che le famiglie devono sostenere per le cure e l’assistenza, il reddito è largamente insufficiente per il loro fabbisogno: il 32,1% delle persone con disabilità è a rischio di povertà o di esclusione sociale e circa un quinto è in condizione di grave deprivazione materiale». Si tratta di famiglie che non sono in grado di spendere per riscaldare adeguatamente l’abitazione, affrontare una spesa imprevista di 800 euro, di consumare un pasto adeguato almeno una volta ogni due giorni.

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