Monti lascia la Bocconi, il saluto di Mattarella: «La Repubblica gli è riconoscente» – Il video

Il ringraziamento dell’ex premier a Berlusconi che per primo lo nominò commissario europeo

E’ un encomio non di rito quello che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, tributa a Mario Monti nel giorno del suo addio alla presidenza dell’università Bocconi: «Mario Monti ha rappresentato, e rappresenta, una storia esemplare di scienziato dell’economia; di educatore, di statista italiano e internazionale. La Repubblica, gli è riconoscente. E si ritrova, nella decisione, del mio predecessore – il Presidente Napolitano – di nominarlo Senatore a vita», ha detto subito Mattarella. Poi il presidente ha elogiato l’università milanese: «Centoventi anni, sono un arco di tempo ampio per la vita di una Università, pur se nel mosaico delle nostre Università ve ne sono alcune che sfiorano il millennio di storia. Questo arco di tempo ha permesso alla Bocconi di intercettare, percorrere e precorrere la modernità. Ferdinando Bocconi si proponeva di unire cultura industriale e cultura commerciale, avendo come elemento fondante la scienza economica nelle sue varie declinazioni. Molta strada è stata, naturalmente, percorsa dalla Bocconi da allora, con una rigorosa attenzione alla salvaguardia dei valori di autonomia e libertà».


Monti ringrazia Berlusconi e D’Alema

Infine, a prendere la parola è stato lo stesso Monti: «Ho desiderato invitare in questa circostanza le persone che nella mia vita sono state responsabili di avermi mandato in Europa: aveva accettato di essere con noi oggi Silvio Berlusconi che nel suo primo governo mi nominò commissario europeo. Purtroppo non era in grado di venire questa mattina, lo ringrazio comunque moltissimo di aver accettato e faccio a lui e alla sua salute tutti gli auguri». Monti ha poi ringraziato «chi mi ha confermato commissario, il presidente del Consiglio Massimo D’Alema, con il consenso di Romano Prodi a cui devo grande ringraziamento per la fiducia che mi ha dato e per avermi assegnato la funzione più potente e pericolosa tra tutti i commissari». E ha quindi ricordato, in particolare, la sua esperienza politica come presidente del Consiglio e i ministri che fecero parte di quel governo. Quindi un saluto a Ursula von der Leyen: «A lei dico che mi sento tutt’ora vicino alla Commissione: è stato un enorme piacere per me vedere, dopo il suo arrivo, mentre attraversavamo le condizioni più difficili, fare quei passi che hanno portato l’Unione a livelli di attivismo ben orientato davvero senza precedenti».


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