In Evidenza ENISiriaUSA
ESTERIDiritti umaniNorvegiaONGPremio NobelRussiaUcrainaVladimir Putin

Nobel per la pace, il russo Rachinsky: «La guerra di Putin è folle e criminale»

10 Dicembre 2022 - 21:25 Maria Pia Mazza
Il direttore dell'organizzazione russa per la difesa dei diritti umani ha riferito che i vertici del Cremlino gli hanno consigliato di non ritirare il premio

Yan Rachinsky, il direttore dell’organizzazione russa per la difesa dei diritti umani Memorial che ha ricevuto il Premio Nobel per la pace, durante il suo discorso di accettazione del premio a Oslo ha definito «folle e criminale» la guerra di Vladimir Putin contro l’Ucraina. Rachinsky ha affermato che la resistenza contro gli abusi di potere da parte del Cremlino viene bollata come «fascista» e, di conseguenza, questa definizione si è trasformata «in una giustificazione ideologica per la folle e criminale guerra di aggressione contro l’Ucraina. Questo premio è importante per l’intera società, affinché capisca che i crimini saranno puniti. Ciò consente alle persone di combattere la paura, che oggi è molto più grande rispetto al 1987». Lo scorso 7 ottobre, il comitato del Nobel ha assegnato il premio a Ales Bialiatski, dissidente bielorusso attualmente in carcere, alla Ong ucraina Center for Civil Liberties (Ccl) e all’organizzazione russa di difesa dei diritti umani Memorial. E proprio il direttore dell’organizzazione russa Rachinsky ha riferito che le autorità del Cremlino gli hanno consigliato di rifiutare il premio, perché gli altri due co-vincitori sono stati ritenuti «inappropriati» da Mosca. Bloomberg ha tentato di contattare il ministero degli Esteri russo, Sergej Lavrov per un commento, senza però ricevere risposta. E Rachinsky, in un’intervista alla Bbc, malgrado la contrarietà del Cremlino, ha dichiarato: «Naturalmente non abbiamo tenuto conto di questo consiglio».

Una scelta che potrebbe mettere ulteriormente in difficoltà la sua sicurezza personale, così come quella dell’organizzazione stessa. Ma malgrado ciò, il lavoro svolto dall’associazione resta cruciale, come spiegato da Rachinsky: «Nella Russia di oggi, non può essere garantita la sicurezza personale di nessuno. Sì, molte persone sono state uccise, ma sappiamo a cosa porta l’impunità dello Stato. Noi dobbiamo uscire da questa fossa, in qualche modo». Le motivazioni che hanno portato all’assegnazione del Nobel per la pace a Bialiatski, a Ccl e a Memorial, come spiegato lo scorso ottobre da Berit Reiss-Andersen, il capo del comitato per il Nobel, è stata legata al fatto che «hanno compiuto uno sforzo eccezionale per documentare i crimini di guerra, le violazioni dei diritti umani e l’abuso di potere e insieme dimostrano l’importanza della società civile per la pace e la democrazia». Una triplice scelta definita «straordinaria» dal Rachinsky, e che a suo avviso rappresenta la prova «che la società civile non è divisa dai confini nazionali». E sul palco di Oslo, in occasione del ritiro del premio, Rachinsky ha dichiarato: Questo premio è importante per l’intera società, affinché capisca che i crimini saranno puniti. Ciò consente alle persone di combattere la paura, che oggi è molto più grande che nel 1987.

Cos’è l’associazione Memorial

L’associazione Memorial, è stata fondata nel 1987 da attivisti per i diritti umani nell’ex Unione Sovietica che volevano garantire che le vittime dell’oppressione del regime comunista non venissero mai dimenticate, e dopo il crollo dell’Urss è diventata la più grande organizzazione per i diritti umani in Russia. «Oltre a creare un centro di documentazione sulle vittime dell’era stalinista, Memorial ha raccolto e sistematizzato informazioni sull’oppressione politica e sulle violazioni dei diritti umani in Russia – ha spiegato il Comitato che ha assegnato il premio, ricordando che tra i fondatori dell’organizzazione russa ci sono anche il premio Nobel per la pace Andrei Sakharov e la sostenitrice dei diritti umani Svetlana Gannushkina -. Memorial è diventata la fonte più autorevole di informazioni sui prigionieri politici nelle strutture di detenzione russe. Gli attori della società civile in Russia sono stati oggetto di minacce, incarcerazioni, sparizioni e omicidi per molti anni. Come parte degli attacchi del governo nei confronti di Memorial, l’organizzazione è stata bollata all’inizio come “agente straniero”». Nel dicembre 2021, le autorità hanno deciso che Memorial doveva essere liquidato con la forza, e il centro di documentazione doveva essere chiuso definitivamente. Le chiusure delle sedi dell’associazione sono diventate effettive nei mesi successivi, ma le operazioni degli attivisti non sono mai cessate.

Leggi anche:

Articoli di ESTERI più letti