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La storia di Don Luca Favarin, il prete di migranti, gay e pro eutanasia: «Rompo con la diocesi, è un luogo di potere»

18 Dicembre 2022 - 16:58 Ygnazia Cigna
Il prete è stato al centro di uno scontro con le istituzioni ecclesiastiche: «Creava disagio alla diocesi»

Don Luca Favarin, il prete che gestisce nove comunità a Padova ospitanti 140 migranti, è stato sospeso a divinis dalla Curia. Questo tipo di sospensione viene applicata ai sacerdoti colpevoli di gravi mancanze disciplinari, a coloro che contraggono un matrimonio o che accedono a cariche politiche. E così Don Luca non potrà più amministrare i sacramenti o celebrare la messa. La notizia circolava già da qualche giorno, e sarebbe stato lo stesso Favarin a chiedere la sospensione dal suo ministero. L’ufficialità è arrivata ieri con un post su Facebook dall’account del prete. «Da oggi sono sospeso. Ma resta e resterà sempre la felicità e la forza di una vita che ci coinvolge per servire e amare con serenità», scrive. «Umiliazione? Frustrazione? Io oggi mi sento come Mosè che, spalle a un luogo diventato ormai di potere e oppressione, guarda in avanti alla ricerca di una terra promessa», dichiara. Non si dice arrabbiato, ma denuncia come tutto questo sia accaduto «senza che una sola volta, in 20 anni, l’istituzione ecclesiastica sia venuta in comunità, mi siano state chieste le ragioni, abbiano ascoltato le radici cristiane, ecclesiali e comunitarie con cui facciamo le cose.. Senza guardare ma solo vedendo dalla finestra del palazzo».

La posizione della Curia

A confermare la sua sospensione è stata anche la Curia, precisando che nei suoi confronti «non c’è alcun atteggiamento di avversione, ma al contrario rispetto e apprezzamento per il suo impegno sociale e per l’attenzione, dimostrata in tutti questi anni, verso le persone più povere e fragili». Già qualche giorno fa, Don Luca aveva fatto intendere che c’era qualcosa che non andava. «Il coraggio di togliere il disturbo? Eccolo. Io mi sono davvero stancato. Dopo 20 anni in cui accogliamo disgraziati di giorno e di notte, ragazzetti che arrivano nelle nostre case con la pancia piena di ovuli di droga o con la faccia dilaniata dalle risse di strada io non voglio giocare all’eroe di turno o al profetuncolo emarginato dall’istituzione ecclesiastica», aveva denunciato sui suoi social.

«Creava disagio alla diocesi»

La chiesa gli aveva riferito che quello che faceva «creava disagio alla diocesi e che doveva farlo a titolo personale e non della chiesa». In una nota, la curia ha puntualizzato che l’agire in campo sociale del prete e la sua decisione di esonero sarebbero due cose distinte. «Per quanto riguarda l’agire in campo sociale, le iniziative di don Luca Favarin, per quanto pregevoli, sono personali e non pensate, condivise né maturate insieme alla Chiesa di Padova». Per la Curia le scelte del sacerdote si sono infatti rivelate «autonome e personali, sfociando in attività imprenditoriali su cui più volte la Diocesi ha chiesto informazioni, condivisione e trasparenza, proprio per poter valutare l’autorizzazione richiesta a un prete per procedere con tali attività. Una richiesta – spiegano – legittimata dal fatto che le azioni e le attività di un prete naturalmente coinvolgono l’intera Diocesi».

Le sue posizioni su gay, migranti e fine vita

Don Luca è noto per aver spesso preso posizioni “politiche” in contrasto con quelle attuali del Vaticano. In primis, i matrimoni Lgbt e l’eutanasia. «Credo nell’inclusione e questo significa il diritto di amarsi e vedere pubblicamente riconosciuto il proprio amore anche per le persone dello stesso sesso. Credo nei diritti delle persone indipendentemente dai loro orientamenti sessuali o dai loro credi. Credo fermamente in una legge sul diritto del fine vita». Di fronte alla posizione assunta dalla Chiesa nei suoi confronti, Don Luca ha replicato: «No cara istituzione ecclesiastica. Quello che facciamo è creare inclusione, solidarietà, accoglienza, umanità, e anche qualità e cultura. Lo chiamate disagio? È considerato incompatibile? Ne prendo atto, ma non rinuncio a fare quello che stiamo facendo: la cosa più bella della vita. E se suscita disagio in qualche benpensante ben venga!», aveva replicato il prete.

Foto di copertina: Facebook / Luca Favarin

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