La diretta della messa bloccata su Facebook per i diritti dei Mondiali, lo strano caso di un prete di Genova

Il caso del sacerdote di una parrocchia del Genovese che con la pandemia aveva iniziato a trasmettere la messa sui social

Meta ha bloccato la pagina Facebook gestita da Don Paolo Marré Brunenghi nella quale il sacerdote trasmetteva la messa in diretta da quando è iniziata la pandemia. In servizio alla parrocchia della Risurrezione di Gesù Cristo di Borgoratti, nel Genovese, Don Paolo ha mandato online l’ultima messa 5 giorni fa, giovedì 1 dicembre, quando ha ricevuto un «cartellino rosso» dal colosso social per aver violato «i diritti d’autore della FIFA World Cup» in un video in cui, come sempre, celebrava la messa. Il sacerdote si è detto sorpreso e contrariato. Al Corriere ha dichiarato: «Prima questi di Meta mi hanno mandato degli avvisi dicendomi che avrebbero tagliato qualcosa dai miei video, che sono solo messe, e poi mi hanno bloccato dicendo che violavo i diritti d’autore della Fifa». Don Paolo si dice dispiaciuto, in particolare per gli anziani: «Si sentono connessi con la parrocchia: scrivono nei commenti del video ringraziamenti, richieste di preghiere, si sentono partecipi pur non potendo venire in chiesa». E riferisce che, appresa la notizia del blocco, i fedeli «ci sono rimasti male».


A colpire il sacerdote è che non riesce a identificare quale parte della messa possa aver violato il copyright della Fifa. «Ho pensato a tutto, anche che fosse per la suoneria di un cellulare che aveva squillato qualche istante prima della Messa, ma non c’è nel video. Non so proprio cosa sia successo», spiega Don Paolo sottolineando che è sempre stato attento anche a tagliare i canti proprio per non violare eventuali diritti d’autore. «Questa è una celebrazione di una messa di cui dispongo tutti i diritti come prete della Chiesa Cattolica», precisa. Non esclude ora di spostarsi su YouTube per evitare che accada nuovamente. «Non capisco davvero cosa possa essere successo: o sono scattati degli algoritmi oppure qualcuno per dispetto ha fatto una segnalazione e loro, senza verificarla, mi hanno sospeso», dice ancora. E conclude raccontando che: «Alla fine, guardandomi intorno in chiesa, ho visto un cartellone delle catechiste con scritto “facciamo il tifo per Gesù”. Scherzando, ho detto di non usare la parola tifo, se no chissà che altro sarebbe successo! Che devo fare… L’ho presa a ridere».


Foto di copertina: Facebook – Don Paolo Marré Brunenghi

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