Gli insetti nella dieta europea. L’esperta Bertoli: «Più sostenibili della carne. Attenzione ai reni» – L’intervista

L’Ue ha dato il via libera al consumo di farina di grilli. C’è chi vede gli insetti come un’alternativa sostenibile alla carne, e chi critica la scelta. Ne abbiamo parlato con Simona Bertoli, docente di Scienza dell’Alimentazione all’Università di Milano

Mangiare insetti può sembrare una pratica lontanissima dalle abitudini alimentari degli occidentali, abituati a ricavare le proprie proteine animali per lo più dai mammiferi e dagli animali marini. Gli insetti però, sono già entrati nella dieta degli europei. Ieri, l’Ue ha dato il via libera al consumo di farina di grilli nei prodotti alimentari. Questa si aggiunge alle larve gialle della farina e alle locuste, che l’Ue aveva già approvato nel 2021. Una scelta – quella sui grilli – che ha subito scatenato la protesta di Filiera Italia, associazione vicina a Coldiretti che raccogliere agricoltori e imprese alimentari italiane. Il presidente Luigi Scordamaglia sostiene che rispetto alla dieta degli italiani, gli insetti non siano più sostenibili dal punto di vista ambientale, come invece dichiara chi li commercializza. Per capire se gli insetti potrebbero essere un’utile aggiunta all’alimentazione umana e se siano effettivamente sostenibili dal punto di vista ambientale, abbiamo parlato con Simona Bertoli docente di Scienza dell’Alimentazione all’Università di Milano.


Gli insetti per mettere fine alla povertà alimentare

Secondo Bertoli «la componente più interessante sono le proteine». Infatti, spiega la docente «le proteine vegetali sono definite di basso valore biologico in quanto spesso hanno una carenza di alcuni amminoacidi essenziali» che deve essere compensata combinando diverse fonti, anche solo vegetali. Lo stesso non si può dire degli insetti, le cui proteine sono complete. Per questo, continua Bertoli, l’impiego introdurre gli insetti nell’alimentazione potrebbe essere particolarmente utile nei Paesi in via di sviluppo, dove «c’è bisogno di mettere fine alla povertà proteica». In questi Paesi, infatti, quello che manca, spesso, non sono i cereali, il mais e il grano, ma le fonti di proteine. Queste sono necessarie – tra le altre funzioni che svolgono – a costruire i muscoli del corpo. Integrando gli insetti nella dieta sarebbe possibile soddisfare il bisogno proteico di questi Paesi con proteine complete, in maniera più economica e meno impattante dal punto di vista ambientale rispetto alle proteine animali tradizionali, spiega la docente.


Più sostenibili della carne, meno dei legumi

La sostenibilità ambientale, appunto, è un altro fattore che avvantaggia gli insetti rispetto agli animali tradizionalmente consumati nell’alimentazione occidentale. Fermo restando che le proteine vegetali restano le più sostenibili da produrre, «come società occidentale abbiamo bisogno di limitare il consumo di risorse usate per produrre le nostre proteine, e gli insetti hanno un impatto ambientale molto ridotto rispetto agli altri animali» commenta Bertoli. Le parole dell’esperta sono confermate dai dati della Fao. Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite, a parità di proteine prodotte, i grilli hanno bisogno di solo un dodicesimo della quantità data ai bovini. Inoltre, «gli insetti hanno una vita media più breve» – aggiunge Bertoli – «e dal punto di vista etico mangiare gli insetti non è visto tanto male quanto mangiare i mammiferi». «Potrebbe essere una soluzione per chi cerca di ridurre l’impatto ambientale della propria alimentazione così come l’impatto sul benessere animale», sintetizza la docente. Ad ogni modo, gli insetti che arriveranno sulle tavole degli europei difficilmente saranno grilli, locuste e larve intere. Infatti, «al momento l’uso più diffuso è quello di trasformarli in farina da usare poi in preparazioni». La farina, infatti può essere aggiunta a moltissime preparazioni per aumentarne il contenuto proteico. Esistono aziende, anche in Italia che già producono dolciumi ad alto tasso di proteine utilizzando la farina di insetti, come nel caso di Fucibo.

Gli svantaggi

Esistono comunque dei possibili svantaggi. «C’è il rischio di arrivare a una dieta iperproteica senza accorgersene. Con conseguente sovraccarico renale», spiega Bertoli, aggiungendo che «è un po’ lo stesso rischio di chi assume polveri proteiche del latte e delle uova». A questo si aggiunge la possibilità «reazioni allergiche, che sono date per lo più dalle proteine» e della difficoltà che potrebbe sopraggiungere nel controllo della filiera alimentare degli insetti. Infatti, «la fisiologia dell’alimentazione dei mammiferi è molto più nota e si sanno gli effetti del loro foraggio sulla carne che si ottiene. Per gli insetti tutta questa conoscenza è ancora da costruire» spiega l’esperta. Infine, fa notare Bertoli, «dovremmo evitare alimenti ultraprocessati, perché ogni tappa del processo rende l’alimento più impattante e meno sano». E aggiunge: «Da questo punto di vista le farine di insetti non sono per niente buone, perché sono un ingrediente che parte già ultraprocessato».

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