Caro carburanti, verso lo sciopero degli esercenti: «Venuta meno la fiducia, il governo ha tentato di dare la colpa ai benzinai»

Il sindacato Fegica, che partecipa al tavolo istituito al ministero delle Imprese, spiega perché il decreto trasparenza «è inapplicabile»

Sembra naufragare il tentativo dell’esecutivo di evitare lo sciopero dei gestori dei distributori di carburanti indetto per il 25 e 26 gennaio. Dopo l’apertura del tavolo tra esercenti e governo i sindacati avevano “congelato” la protesta. La pubblicazione del decreto trasparenza, però, ha fatto precipitare la concertazione. A spiegare i motivi è Roberto Di Vincenzo, presidente di Fegica, la Federazione italiana gestori carburanti e affini: «Il decreto è inapplicabile perché il prezzo dei carburanti continuerà a salire. Il prezzo medio non esiste in natura, perché l’Antitrust ha voluto 20 anni fa spacchettare questo settore, obbligando tutti i soggetti a fare un prezzo personalizzato impianto per impianto, quindi il prezzo medio non c’è e, quand’anche ci fosse, ci sarebbe la sarebbe la salita verso un prezzo massimo proprio per non perdere terreno. Quindi è esattamente l’opposto di quello che vogliono». Lo dichiara proprio sulla soglia del ministero delle Imprese e del made in Italy, dove nel primo pomeriggio di oggi, 17 gennaio, è iniziato il confronto tra governo e benzinai.


«D’altra parte – aggiunge Di Vincenzo – ogni otto giorni, i gestori comunicano già le variazioni del prezzo all’osservatorio del ministero e, se il prezzo sale, anche prima degli otto giorni. Quindi c’è tutto. Capisco che hanno voluto spostare l’attenzione e dire che la colpa è dei benzinai ma, in realtà, i dati ci sono tutti». Dal ministro Adolfo Urso e dal governo, chiosa Di Vincenzo, «ci aspettiamo che ci siano degli impegni sul piano politico. Più del 60% della rete è senza contratti, e una parte è in mano alla criminalità organizzata. I procuratori della Repubblica continuano a dire che qui ci sono 13 miliardi di accise in mano alla criminalità organizzata – continua – siamo senza contratti e, per larga parte, anche senza accordi di tipo economico. Poi abbiamo il problema serio sulle autostrade, dove le società concessionarie in maniera parassitaria incassano royalties significative senza dare conto agli automobilisti».


Dalle parole del presidente di Fegica sembra inevitabile, ormai, lo sciopero della prossima settimana. «È venuto meno il rapporto di fiducia con il governo», ribadisce, nonostante le promesse ricevute dai gestori dei distributori di carburante nella prima riunione con i tecnici del ministero. «Nel primo incontro – spiega – c’era stato un impegno del governo a fornirci il testo di un decreto che accogliesse i nostri suggerimenti. Dopodiché il testo del decreto è uscito ed è esattamente peggiorativo rispetto a quanto ci aspettavamo. Il ministro Giorgetti aveva detto “vedrete che dopo aver letto il testo del decreto sarete tutti d’accordo“, ma mi sembra che siamo stati presi in giro. Vediamo oggi che cosa accade – conclude -, ma noi dubitiamo fortemente che si possa uscire da qui con un impegno concreto, soprattutto se non ci sarà la politica a tenere questo tavolo».

Urso: «Vediamo se le richieste servono ad arginare la speculazione»

Il ministro Urso, a margine di un’audizione a Palazzo Madama, commenta l’incontro che, contemporaneamente, è in corso presso il suo ministero. «C’è sempre margine per migliorare, non conosco decreti che non siano stati migliorati in parlamento», afferma. Salvo poi rievocare il rischio speculazione, questione che ha creato i primi attriti tra esecutivo e gestori dei distributori di benzina: «Immagino che loro faranno richieste sul decreto. Lo capisco, vedremo quali sono. Il governo è sempre pronto, se le richieste fossero in linea con gli obiettivi di aumentare la trasparenza, l’efficacia dei controlli e quindi l’argine a ogni speculazione». In conclusione, Urso torna a ripetere che «anche il parlamento può intervenire» sul decreto.

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