Nella casa di Messina Denaro non solo viagra e abiti griffati: spunta un taccuino con numeri di telefono e conti spese

È una sorta di tesoro di documenti e appunti quello ritrovato dagli inquirenti nel primo covo scoperto del boss mafioso, dove avrebbe vissuto negli ultimi mesi tenendo in ordine contabilità e appunti privati

Nonostante sia stato individuato il terzo nascondiglio la perquisizione del primo covo di Matteo Messina Denaro, scoperto in vico San Vito (via Cb 31) il 17 gennaio scorso a Campobello di Mazara dove la primula rossa di Cosa Nostra viveva, non si è mai fermata. Dopo aver trovato nei giorni scorsi sneakers griffate, vestiti di lusso, un frigorifero pieno di cibo, ricevute di ristoranti, pillole per potenziare le prestazioni sessuali e profilattici, oggi i carabinieri del Ros – come riporta Repubblica – hanno sequestrato un taccuino pieno di cifre e appunti, risalenti anche agli anni passati e numeri di telefono annotati su post-it. Dai ritrovamenti degli investigatori è emerso come il boss contabilizzasse ogni spesa, con entrate e uscite a tanti zero. Gli inquirenti sono ora al lavoro per capire a chi siano intestate le utenze del nascondiglio e per acquisire i tabulati telefonici dei due telefoni sequestrati. Ieri, 18 gennaio, durante una perquisizioni gli investigatori hanno trovato un’agenda che era diventata anche un diario intimo dove il boss scriveva tanto negli ultimi giorni, quasi ossessivamente: «Perché Lorenza non vuole vedermi? Perché è arrabbiata con me?». Nella vita dell’ultimo dei Corleonesi ci sono tre persone di nome Lorenza: una è la madre deceduta Lorenza Santangelo, moglie di Don Ciccio. L’altra è la figlia Lorenza Alagna che, secondo i racconti di questi giorni, il padre in realtà non l’ha mai visto. La terza è Lorenza Guttadauro, ovvero l’avvocata scelta in questi giorni per rappresentarlo. Lo stesso giorno era stato individuato dai carabinieri del Ros e dal Gico della Finanza in una casa in via Maggiore Toselli n.34, a Campobello di Mazara, anche il secondo nascondiglio del boss mafioso di proprietà di Errico Risalvato. Al suo interno gli investigatori avevano trovato collane, bracciali, pietre preziose, ma anche scatole vuote. Per questo gli inquirenti sospettano che prima di loro sia passato qualcuno. Del resto dall’arresto alla perquisizione sono passate più di 48 ore: un tempo sufficiente per alleggerire la camera blindata del suo contenuto. E portarlo altrove.


Le scoperte nel primo covo

La procura di Palermo e i carabinieri del Ros erano riusciti a risalire al primo nascondiglio del latitante dopo aver trovato nel suo borsello la chiave di un’Alfa Romeo 164. Gli inquirenti, attraverso il codice della chiave, erano infatti risaliti al veicolo e grazie a un sistema di intelligenza artificiale avevano ricostruito, con tanto di immagini, gli spostamenti dell’Alfa. Tra le riprese c’era anche quella di Messina Danaro che entrava e usciva dall’abitazione di Campobello nel Trapanese con le borse della spesa. La perquisizione del covo è importante perché diversi pentiti hanno raccontato che il padrino trapanese era custode del tesoro di Totò Riina. Costituito da documenti top secret che il boss corleonese teneva nel suo nascondiglio prima dell’arresto. E fatti sparire perché la casa, a differenza di ora, non venne perquisita. La firma sull’atto di compravendita della casa, divenuta il covo del mafioso, è di Andrea Bonafede, ovvero il prestanome del numero 1 di Cosa Nostra. Una dimora di media grandezza nel Trapanese, a ottanta chilometri da Palermo: quattro vani più le cosiddette «pertinenze», acquistata sei mesi fa da una coppia residente nella stessa zona.


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