Lavoro, crollano i giovani occupati: – 7,6% in dieci anni. E tra loro va peggio alle donne: una su due ha un contratto precario

Il sesto rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale evidenzia l’invecchiamento della forza lavoro italiana

C’è una categoria che più di ogni altra sta pagando le crisi del mercato del lavoro: i giovani. Nel decennio 2012-2022, gli occupati tra i 15 e i 34 anni d’età sono diminuiti del 7,6%, mentre quelli nella fascia 35-49 anni sono scesi del 14,8%. Di riflesso, crescono i nuovi occupati tra i più anziani, con i 50-64enni che crescono del 40,8% e gli over-65 che segnano un +68,9%. A dare una fotografia dell’evoluzione del mercato del lavoro nell’ultimo decennio è il sesto rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, presentato oggi. Il quadro che emerge è piuttosto chiaro: la forza lavoro in Italia invecchia rapidamente e per i più giovani l’ingresso nel mondo del lavoro resta un passaggio tutt’altro che scontato. «Si parla troppo poco di lavoro e quando si parla di lavoro, si parla di lavoro precario. Bisogna intervenire, come abbiamo chiesto a questo governo e a quello precedente, sul lavoro precario e povero», ha commentato Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil, in occasione della presentazione del rapporto.


La precarietà è giovane e donna

Guardando ai trend più recenti, il rapporto Censis-Eudaimon sembra evidenziare una certa dinamicità del mercato del lavoro. In media, nei primi nove mesi del 2022, 8.500 italiani al giorno si sono dimessi dal proprio lavoro: il 30,1% in più rispetto al 2019, ultimo anno prima della pandemia. Nello stesso periodo, sono 49.500 gli italiani che ogni giorno (in media) hanno iniziato un nuovo lavoro: il 6,2% in più rispetto al 2019. A spiegare questo fenomeno potrebbe essere soprattutto un fattore: la precarietà. Più di un lavoratore su quattro, infatti, ha un contratto non standard (tempo determinato, part-time, collaborazioni). Una situazione che riguarda soprattutto le donne. Il rapporto Censis, infatti, ha stimato che quasi la metà delle giovani lavoratrici (il 46,3%) ha un contratto non standard, mentre il 20,9% ha dovuto accettare un part-time involontario. Oltre che una questione di genere, la precarietà è anche un fenomeno generazionale. Nella fascia 15-34 anni, il 39,3% dei lavoratori dichiara di avere un contratto non standard.


Cambi lavoro chi può

Oltre ai dati su occupati e disoccupati, il rapporto di Censis ed Eudaimon offre qualche spunto anche sulla qualità del lavoro. E il quadro che emerge è piuttosto desolante: quasi la metà degli italiani (il 46,7%), se solo potesse, lascerebbe l’attuale occupazione. Una percentuale che sale al 50,4% tra i giovani e al 58,6% tra gli operai. Circa due occupati su tre, infatti, dichiarano di lavorare solamente per ricavare i soldi necessari a vivere e fare le attività desiderate. Ma a cosa si deve questa disaffezione? Secondo il rapporto Censis, ci sono tre ragioni fondamentali. La prima: la difficoltà di fare carriera, segnalata dal 65% degli occupati. La seconda: gli stipendi troppo bassi, soprattutto tra i più giovani (53%). Infine, ritorna il problema della precarietà. Il 46,2% degli occupati, infatti, vive con la paura di poter perdere da un momento all’altro il proprio posto di lavoro.

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