Il nuovo caporalato è online e colpisce i rider: ecco come funziona il sistema di account illeciti

Sono 823 i «ciclofattorini» censiti dal Nucleo Ispettorato del Lavoro in tutti i capoluoghi d’Italia, 92 dei quali con profili fittizi

Un caporalato virtuale che ha scelto la categoria dei rider come vittime principali di un sistema truffaldino e ben diffuso, da tempo sotto la lente degli investigatori. I controlli dei carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Milano, cominciati nel luglio del 2022, hanno rilevato così l’esistenza di una nuova forma di “pizzo”: un piano che ha costretto per mesi i rider iscritti alle piattaforme di servizio a versare una parte consistente del loro guadagno ad intermediari che assicuravano loro la presenza sulle piattaforme stesse. Un versamento sempre avvenuto in contanti e in nero, così da eludere totalmente la tracciabilità dei pagamenti ai rider, ormai effettuati sempre online e spesso tramite PostePay. Così il meccanismo di caporalato digitale a scapito dei rider, scoperto dal Nucleo guidato dal colonnello Loris Baldassare, è stato ulteriormente confermato dai massicci controlli a tappeto operati dal Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro poche ore fa in tutti i capoluoghi d’Italia. Un’investigazione capillare che ha fatto venire a galla un sistema tutt’altro che localizzato e ben organizzato: tutto si basava sulla cessione fittizia e a pagamento degli account necessari per iscriversi alle App di delivery e lavorare in un settore ormai sempre più in crescita. Le identità virtuali venivano create, spesso con documenti falsi, e cedute ai rider arrivati magari da poco in Italia, con poca conoscenza della lingua e disposti ad accettare compromessi pur di lavorare.


I numeri del giro illecito

Le cifre venute a galla dall’investigazione dei carabinieri parlano di 92 rider totali controllati a Milano. Diciotto di loro hanno ammesso di lavorare con un falso account. Secondo quanto riferito dalle forze dell’ordine, che hanno esteso le verifiche anche alle bici utilizzate, molti dei mezzi dei rider hanno subìto degli interventi di modifica con l’uso di batterie posticce. La nota dell’Arma riporta poi una quota di «823 ciclofattorini» censiti in 225 punti di raccolta delle consegne: 92 di questi risultano al lavoro con cessione fittizia di un account, compreso un minore; 23 con documenti irregolari, 22 con mezzi modificati. I 92 casi di caporalato ora sono al vaglio delle Procure competenti: l’obiettivo è quello di identificare chi c’è dietro al sistema, e quindi i reali possessori dei pacchetti di account illegali elargiti agli stessi rider.


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