Energia, l’Ue alza ancora l’asticella: entro il 2030 almeno il 42,5% da fonti rinnovabili. Incluso (in parte) il nucleare

Raggiunto l’accordo tra Consiglio e Parlamento: e il pressing della Francia sull’energia atomica vede un parziale successo

Da Bruxelles – Dopo quindici ore di negoziati, l’accordo è arrivato. Questa mattina, il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto l’intesa per rivedere (al rialzo) gli obiettivi della direttiva rinnovabili. La novità principale riguarda il target al 2030: entro quella data i 27 Paesi membri dovranno generare almeno il 42,5% dell’energia elettrica da fonti rinnovabili. Una quota che cresce non solo rispetto all’attuale obiettivo del 32% (fissato nel 2018) ma anche rispetto al 40% proposto dall’esecutivo Ue nel 2021, in occasione della presentazione del pacchetto clima. L’accordo raggiunto oggi sembra aver lasciato tutti soddisfatti: dalla presidente della parlamento Roberta Metsola alla commissaria all’Energia Kadri Simson, che parla di «compromesso ambizioso». Perché i nuovi obiettivi diventino effettivamente vincolanti, l’intesa dovrà essere ratificata dal Consiglio Ue e dal Parlamento. Anche se lo scoglio più difficile, ossia il raggiungimento di un’intesa su alcuni punti delicati della direttiva, sembra essere ormai superato.


Il ruolo di nucleare e biomasse

OPEN | La conferenza stampa di Markus Pieper, membro della commissione Industria del Parlamento Europeo

I due punti più ostici dell’accordo riguardano biomasse e nucleare. Per le prime, l’accordo raggiunto oggi a Bruxelles prevede un inasprimento dei criteri di sostenibilità ambientale. L’energia da biomassa, insomma, continua a essere considerata green, a patto che sia prodotta seguendo i criteri stabiliti da Bruxelles. Discorso diverso per il nucleare, che in più occasioni ha fatto litigare le istituzioni europee e i governi dei Paesi membri. Il pressing della Francia per includere questa tipologia di energia nell’ambito delle rinnovabili alla fine ha avuto un successo parziale. Secondo Pascal Canfin, presidente della commissione Ambiente del Parlamento europeo, la nuova direttiva rinnovabili riconosce il «ruolo specifico del nucleare, che non è né verde né fossile». L’idrogeno prodotto da energia atomico è stato incluso nel progetto di direttiva e potrà dunque essere conteggiato nel piano di decarbonizzazione dell’industria, ma con «forti limiti», ha precisato l’eurodeputato tedesco Markus Pieper che guida i negoziati inter-istituzionali, citato dall’Ansa. L’accordo raggiunto oggi dalle diverse istituzioni europee sulla direttiva rinnovabili chiude di fatto la fase dei negoziati sui principali testi del Fit for 55, il pacchetto di misure a favore del clima che hanno l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 del 55% (rispetto ai livelli degli anni Novanta) entro il 2030. «In 18 mesi abbiamo creato regole senza precedenti al mondo per darci i mezzi per vincere la battaglia per il clima», ha esultato Canfin.


Cosa prevede l’accordo

Per rendere attuabili i nuovi obiettivi europei, il Trilogo punta soprattutto su una strada: l’accelerazione dei permessi per gli impianti a energia rinnovabile. Gli Stati membri potranno individuare delle aree del proprio territorio dove gli iter burocratici e autorizzativi potranno procedere in via semplificata. Non solo: l’installazione di nuovi impianti avrà sempre un «interesse pubblico prevalente». In altre parole, Bruxelles prova a limitare le basi legali di quei gruppi che si oppongono alle nuove installazioni di rinnovabili. L’intesa raggiunta oggi a Bruxelles prevede una serie di criteri vincolanti per due ambiti in particolari: gli edifici e i trasporti. Per quanto riguarda i primi, entro il 2030 il 49% dell’energia totale consumata dovrà provenire da fonti rinnovabili. Al settore dei trasporti invece è stata data una doppia opzione: un obiettivo di almeno il 29% di quota di rinnovabili nel consumo finale di energia entro il 2030 oppure una riduzione del 14,5% delle emissioni di gas serra. Questo secondo obiettivo dovrebbe essere raggiunto sia tramite le rinnovabili che con l’uso di carburanti sintetici e biocarburanti, che dovranno contribuire almeno per il 5,5% del totale.

Foto di copertina: ANSA/CESARE ABBATE | Parco eolico di Guardia Lombardi in provincia di Avellino

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