Il Garante della Privacy ha già fatto un passo indietro su ChatGPT? No, è un «pesce d’aprile»

A smentire il finto comunicato circolato sui social è stato il suo autore

Nella giornata di ieri, 31 marzo, il Garante della Privacy ha ufficializzato una decisione di cui si sta dibattendo molto, negli ultimi giorni: quella di bloccare ChatGPT, l’applicazione di intelligenza artificiale relazionale in grado di simulare ed elaborare le conversazioni umane. Tra le motivazioni addotte, e sottolineate dal Garante, c’è quella di ridurre il rischio che il web venga «inondato di fake news». Ma a distanza di sole 24 ore, sembra già che che il proposito sia stato difficile da mantenere: una bufala ha infatti iniziato a circolare sui social, e riguarda proprio la vicenda in questione. Intelligenza artificiale e privacy: Garante riabilita ChatGPT dopo chiarimento: questo il titolo di un presunto documento ufficiale che ha iniziato a circolare sui social. Nel testo si spiega che «l’incontro d’urgenza avvenuto nella tarda serata di ieri tra i responsabili affari legali di OpenAI e il Comitato di Controllo Nuove Tecnologie (sic!) dell’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali (…) ha portato a un chiarimento della situazione e a una conseguente sospensione dei provvedimenti assunti nelle ore precedenti».


Nessuna firma appare in calce, vicino alla scritta “Milano” (dove il garante non risulta avere una sede) e a una data che però è molto significativa: 1° aprile 2023. Festa nazionale dei burloni in diversi Paesi del mondo. Il nostro non fa certo eccezione: a smentire lo scherzone è stato il suo stesso protagonista, via Twitter. «Quale migliore occasione del 1 aprile per aumentare la confusione su ChatGPT? Tra comitati di “Controllo Nuove Tecnologie” e fantasiosi articoli del GDPR, dalla nostra “nuova” sede di Milano, segnaliamo un virale e inesistente “chiarimento” con OpenAI», si è affrettato a specificare il Garante della Privacy.


Foto copertina: Garante Privacy su Twitter

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