Giampaolo Amato: la storia dell’ex medico della Virtus accusato dell’omicidio della moglie

L’ordinanza: Isabella Linsalata avvelenata da un mix di farmaci. Il precedente del maggio 2019 e la storia dell’amante

L’oculista ed ex medico della Virtus Basket Giampaolo Amato, 64 anni, è accusato dell’omicidio della moglie Isabella Linsalata, 62. Secondo l’accusa Amato, arrestato ieri a Bologna, Amato il 31 ottobre 2021 in via Bianconi avrebbe somministrato a Linsalata un cocktail di farmaci provocandone la morte. Il tutto per intascare l’eredità di famiglia e godersela con una presunta amante. Amato, specializzato in oftalmologia e in medicina dello sport, con un dottorato in scienze neurologiche, già medico sociale della Virtus Pallacanestro (dal 2013 al 2020) e dipendente dell’Ausl di Bologna, anche se dal primo aprile risulta fuori turno all’ospedale Maggiore, si trova ora nel carcere della Dozza. A indagare i carabinieri del Nucleo Investigativo coordinati dal pubblico ministero Domenico Ambrosino.


Omicidio, peculato, detenzione illecita di farmaci

Le accuse nei confronti di Amato sono omicidio aggravato nella persona della moglie, peculato e detenzione illecita di farmaci psicotropi. Secondo la tesi del pm Isabella è morta dopo una somministrazione massiccia di Midazolam e sevoflurano. Si tratta di una benzodiazepina e di un anestetico. Il medico li avrebbe sottratti da uno degli ospedali in cui lavorava all’epoca. Quella notte a chiamare i carabinieri è stato proprio Amato. Disse di aver trovato la moglie priva di sensi. Al momento dell’arrivo dei soccorsi lei era già morta. I successivi accertamenti medico-legali hanno fatto emergere l’ipotesi di omicidio premeditato. Amato avrebbe preparato a Linsalata una tisana, come era solito fare. Nell’occasione, “correggendola” con i farmaci. Nel maggio 2019 la sorella di Isabella, Anna Maria, aveva portato al Pronto Soccorso la sorella. Gli esami avevano rivelato un esubero di benzodiazepine nel corpo della donna.


Le indagini e l’ordinanza

Il medico 64enne durante le indagini si è sempre dichiarato innocente. Ma ieri nell’interrogatorio di garanzia dopo l’arresto si è avvalso della facoltà di non rispondere. I suoi legali, Gianluigi Lebro e Cesarina Mitaritonna, hanno già fatto ricorso al Tribunale del Riesame, impugnando l’ordinanza di custodia. Sono in attesa della fissazione dell’udienza. Secondo il racconto di Anna Maria le due sorelle fecero analizzare anche all’epoca decisero di far analizzare una bottiglia di vino dopo il malessere di Isabella. Trovandola con dosi massicce di Midazolam. La moglie aveva scoperto di recente una relazione del marito con una donna più giovane. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti nelle 141 pagine di ordinanza firmate dal gip Claudio Paris il movente sarebbe stato duplice. Di «tipo sentimentale», ma «senza escludere spinte di tipo economico».

Il movente

Il medico sarebbe infatti stato dilaniato tra due «dolorosissime decisioni: la volontà di non fare soffrire la famiglia e il desiderio di vivere liberamente la sua relazione con la giovane amante», di trent’anni più giovane. Lei non è indagata e in seguito l’ha lasciato. La moglie sapeva della relazione dal luglio 2018. Secondo l’ordinanza l’amante faceva pressioni affinché Amato lasciasse la famiglia. Mentre la moglie lo aveva costretto a telefonare alla ragazza di fronte ad altri parenti per annunciarle la fine della storia. In un’occasione l’amante si era presentata sotto casa di marito e moglie e aveva ingaggiato un litigio con la figlia della coppia. Un altro indizio a carico di Amato è la volontà di cremare il corpo della moglie. Che alla fine non venne soddisfatta. Dando così la possibilità di effettuare la seconda autopsia. Che ieri lo ha portato in carcere.

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