A Milano un altro neonato lasciato in ospedale dopo il parto: è una bimba, partorita in un capannone

La donna, in fase di accettazione, avrebbe rifiutato di fornire le sue generalità, ma poi è stata convinta dai carabinieri. Malgrado ciò, ha comunque deciso di non riconoscere la figlia, né di darle un nome

Una donna senza fissa dimora di 37 anni ha partorito in un capannone dismesso nella zona di Quarto Oggiaro, nel Milanese. Subito dopo il parto, avvenuto intorno alle 10,30 del mattino di oggi, 12 aprile, secondo quanto riportato da Ansa, la donna avrebbe chiamato il 118, ed è stata trasportata all’ospedale Buzzi di Milano, dove ha lasciato la bimba appena nata senza riconoscerne la maternità. È il secondo caso in pochi giorni, dopo quello del piccolo Enea, il bimbo di circa una settimana lasciato la mattina di Pasqua alla Culla per la vita del Policlinico di Milano. Secondo quanto riferito dall’edizione online del Corriere della Sera, la donna non era sola. Con lei sarebbe stato presente anche il padre della bambina. Ma entrambi i genitori avrebbero deciso di lasciarla in ospedale e di non riconoscerla. Una volta arrivati all’ospedale Buzzi, gli operatori hanno immediatamente preso in carico la bambina, sottoponendola agli accertamenti di routine.


In fase di accettazione, la donna avrebbe chiesto al personale dell’ospedale di poter lasciare la bimba e una volta affidata alle cure dei sanitari. La donna, inizialmente si sarebbe rifiutata di dare le sue generalità ma è stata convinta dai carabinieri a identificarsi. Malgrado ciò, non ha comunque voluto riconoscere la bambina, né darle un nome, che le verrà dato dal personale medico del Buzzi. «La piccola è sana ed è nata a termine» (della gravidanza, ndr), ha spiegato il professor Gian Vincenzo Zuccotti, primario di Pediatria al Buzzi. E commentando la decisione della madre di non riconoscere la figlia, il primario del Buzzi, con cautela e senza giudicare la decisione della donna, ha osservato: «Succede raramente che un neonato non venga riconosciuto dai genitori, forse un paio di casi all’anno. Per ora siamo in questo range». La madre della bambina avrà 10 giorni di tempo per decidere se riconoscere o meno la figlia e decidere se tenerla o meno. In alternativa partiranno le procedure per l’adozione.


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