Julia Ituma, il ricordo di Maurizia Cacciatori: «La sua morte è colpa della società che non ascolta i giovani»

L’ex campionessa: corriamo troppo veloci e badiamo troppo al risultato

L’ex campionessa di pallavolo Maurizia Cacciatori dice che la morte di Julia Ituma è «una cicatrice profonda per tutta la società». Che è spesso «troppo indaffarata per ascoltare il grido d’allarme delle nuove generazioni, ancora segnate dai due anni di pandemia». Cacciatori si sente «sconfitta. Come tutti coloro che amavano Julia, che vedevano in lei il futuro della pallavolo italiana e che più in generale hanno a cuore l’avvenire dei giovani di oggi. Sono tanto vicina a sua mamma e alla sua famiglia che posso immaginare devastata da un dolore che non si può misurare». Nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera l’ex giocatrice aggiunge che «viviamo in una società che corre troppo veloce e bada solo al risultato; che ogni tanto sente, ma molto meno ascolta. E questo accade anche nello sport, a maggior ragione nell’alto livello dove devi confrontarti con pressioni quotidiane che sono anche molto cambiate rispetto a quelle a cui era abituata la mia generazione». Nel colloquio con Pierfrancesco Catucci Cacciatori dice che «tutti, dalle istituzioni alla scuola, fino ai genitori e agli stessi ragazzi dovrebbero fermarsi a riflettere su quanto sia importante investire sulle persone e in particolare sui giovani e la loro crescita. La morte della povera Julia è l’ennesimo campanello d’allarme. Per chi fa sport e chi no, per chi ha figli e chi non ne ha. Dopo la pandemia il numero dei suicidi è schizzato verso l’alto. Conosco tante famiglie con ragazzi che vivono situazioni di disagio e che non sanno come affrontarle. Manca un percorso educativo e culturale serio».


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