«Vi spiego perché Jj4 non può andare in Germania e gli orsi del Trentino andrebbero dimezzati»

Raffaele De Col, capo della protezione civile a Trento: il piano non ha funzionato, la sterilizzazione è impossibile. Il giudizio del Tar l’11 maggio

«Nei 600 chilometri quadrati tra i territori di val di Sole, val Rendena e parco Adamello-Brenta vivono in questo momento circa 110 orsi: 90 adulti e 20 cuccioli. E sono troppi. Andrebbero dimezzati». A sostenerlo è Raffaele De Col, capo della Protezione Civile a Trento. L’uomo che ha organizzato la cattura di Jj4 dice oggi in un’intervista a Il Resto del Carlino che gli orsi “problematici”, ovvero quelli che hanno troppa confidenza con l’uomo, sono un paio all’anno. «Li seguiamo con il radiocollare. Se poi diventa aggressivo e attacca, i protocolli prevedono che venga catturato», aggiunge. In questo momento gli esemplari aggressivi sono quattro. Jj4 e M49, che sono rinchiusi al Casteller. E poi Mj5 e M62, che sono ancora liberi. Per il primo la Provincia ha già decretato l’abbattimento. Mj5 ha aggredito un escursionista nel marzo scorso.


Il piano per gli orsi che non ha funzionato

De Col spiega anche che i quattro orsi sono tutti discendenti delle quattro femmine e dei due maschi reintrodotti nei boschi del Trentino con Life Ursus. Jj4, che ha ucciso Andrea Papi, è la quarta figlia di Joze e Jurka, i due orsi sloveni arrivati con il piano. Il primo nato, Jj1, è morto in Baviera nel 2006 perché si era reso responsabile di aggressioni ed uccisioni di altri animali. Jj3 è stata abbattuta in Svizzera, mentre di Jj2 si sono perse le tracce. I dieci orsi capostipiti del progetto “Life ursus” sono arrivati in Trentino dalla Slovenia tra il 1999 e il 2002. Tra le femmine c’era Daniza, morta nel 2014 per l’anestesia che le è stata somministrata al momento della cattura. «Il Pacobace, iniziativa del 2008 per la reintroduzione dell’orso bruno in tutte le regioni alpine e in Svizzera, non ha attecchito. Inizialmente per la stanzialità delle femmine e la ritrosia a muoversi lungo i corridoi immaginati. E ora per il limbo in cui è stato lasciato il Trentino. Nessun’altra regione del Nord vuole più gli orsi, visto che i territori non hanno poi effettivi strumenti di gestione», spiega De Col.


L’orso bruno marsicano

Per il capo della protezione civile trentina la differenza con l’Abruzzo si spiega con la selezione. «L’orso bruno marsicano è più mansueto. Anche perché gli esemplari più pericolosi sono stati eliminati». Mentre la proposta dello Zoosafari di Fasano di prendere in carico l’orsa non è fattibile: «Le uniche riallocazioni estere fatte fino ad oggi sono state organizzate dalla Provincia in Germania e in Ungheria. Altrimenti, se tutto fosse così facile, mi spiega perché M49 è tuttora al Casteller? La realtà è che nessuno vuole esemplari pericolosi. Neppure nei parchi. E JJ4 va soppresso perché così prevede il Pacobace». Mentre «i boschi fanno parte della quotidianità della gente trentina. Non possono diventare inaccessibili. Basterebbe legalizzare lo spray anti orso per prevenire i casi di potenziale aggressione».

La sterilizzazione

Ieri la Provincia autonoma di Trento ha risposto alla Lega Anti Vivisezione, che aveva ipotizzato una sterilizzazione di Jj4. In un documento inviato ad Ispra e datato 5 ottobre 2022 ad Ispra l’ente . Ha specificato che «interventi di questo tipo sono stati compiuti in passato solo su orse in cattività e mai allo stato selvatico». Secondo quanto riferito, dopo l’intervento chirurgico, che poteva essere realizzato solo al Casteller, Jj4 sarebbe rimasta ricoverata nella gabbia (per ridurre i movimenti al minimo) per altri 7-10 giorni salvo complicazioni. «L’attenta valutazione delle ipotesi gestionali relative all’orsa Jj4 – si legge nel documento citato dalla Provincia – riconosciuta da ultimo quale esemplare potenzialmente pericoloso, suggerisce di non attivare iniziative di carattere sperimentale (ipotesi sterilizzazione). Ciò avuto riguardo sia agli aspetti tecnici legati all’eventuale operazione, che non ha precedenti in Italia, né, a quanto è dato sapere, altrove, ed i cui rischi non appaiono ad oggi ponderabili, sia in relazione al fatto che tale iniziativa gestionale esula dal quadro disciplinare del Pacobace per la gestione dell’orso delle Alpi italiane». La soluzione più congrua per la Provincia è quella della rimozione, indicata dal Pacobace.

Il giudizio del Tar l’11 maggio

Per la soppressione di Jj4 si dovrà comunque attendere il giudizio del Tar di Trento. Che, accogliendo il ricorso di Lav e Lac, ha sospeso l’ordinanza di soppressione firmata da Fugatti. La decisione verrà presa il prossimo 11 maggio. Intanto l’orsa ha trascorso la seconda giornata nel Centro faunistico di Casteller, a Trento. L’esemplare, rinchiuso in un recinto non elettrificato, è in buona salute e si alimenta regolarmente. Per prevenire possibili intrusioni in vista della manifestazione annunciata per il prossimo 23 aprile, la Questura di Trento ha emesso un’ordinanza per la vigilanza delle aree di accesso al centro. In passato, si sono registrate alcune incursioni da parte di gruppi di animalisti.

Il trasferimento in Germania o in Giordania

Una petizione per la liberazione dell’orsa promossa dall’Oipa di Trento ha raggiunto le 60mila firme in 24 ore. La Lav ha invece presentato due possibili destinazioni per i tre orsi considerati problematici. Si tratta del Gnadenhof für Bären, in Germania, e di Al Ma’wa for Nature and Wildlife, in Giordania. Per l’associazione, l’individuazione dei due siti renderebbe «inutile il provvedimento di uccisione degli animali». Sul tema ha preso posizione anche l’Ordine dei veterinari del Trentino, che ha sollecitato i professionisti iscritti all’albo a «non assumere alcuna iniziativa che possa provocare la morte dell’esemplare per eutanasia».

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