Omicidio Willy, il pg chiede la conferma dell’ergastolo per i fratelli Bianchi: «Mai pentiti per una morte assurda e indecente»

Il procuratore generale di Roma ricorda il pestaggio «quattro contro uno» contro «una persona già inerme». Chiesta anche la conferma delle condanne a 23 ani per Francesco Belleggia e a 21 anni per Mario Pincarelli

Confermare in Appello le condanne all’ergastolo per i fratelli Bianchi, a 23 anni per Francesco Belleggia e a 21 anni per Mario Pincarelli per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte, il 21enne ucciso a calci e pugni a Colleferro, in provincia di Roma, il 6 settembre 2020. Sono queste le richieste della Procura generale di Roma nel processo per l’omicidio del 21enne. In aula erano presenti tutti gli imputati, oltre che la madre e la sorella di Willy. Nel corso della requisitoria, il sostituto procuratore generale di Roma, Bruno Giangiacomo, e il sostituto procuratore di Velletri, Francesco Brando, hanno dichiarato: «La morte di Willy è un evento indecente ed è assurda nei motivi e nelle modalità che l’hanno determinata». Secondo i giudici del processo in primo grado, tutti e quattro gli imputati «avevano la percezione del concreto rischio che attraverso la loro azione Willy potesse perdere la vita, e nondimeno hanno continuato a picchiarlo», si legge nelle motivazioni della sentenza dello scorso 4 luglio. E ancora: «L’irruzione dei fratelli Bianchi sulla scena di una disputa sino ad allora solo verbale, e comunque in fase di spontanea risoluzione, fungeva da detonatore di una cieca furia». La prossima udienza è fissata per l’11 maggio.


«Quattro contro uno: il pestaggio è unitario»

La procura generale di Roma ha osservato che si è trattato di «un’azione che ha avuto una durata apprezzabile, quantificabile in circa 50 secondi, e, in questo lasso temporale, tutti gli imputati non solo non hanno mai desistito ma, anzi, hanno intensificato la condotta: lo hanno fatto agendo in quattro contro uno, proseguendo per tutto questo tempo a martoriare Willy, infierendo su un corpo che, sin dai primi secondi, già appariva totalmente remissivo». E ancora: «Il pestaggio è unitario, tutti picchiano in modo violentissimo la vittima mentre è inerme, colpendola in più parti vitali del corpo e, dunque, contribuendo in modo sia materiale che rafforzando il proposito criminoso altrui reciprocamente; dire che uno degli imputati abbia avuto, rispetto a questa azione, un ruolo del tutto marginale, quasi insignificante, è totalmente errato rispetto a questa ricostruzione».


«I fratelli Bianchi non hanno mai dimostrato pentimento»

Ma non solo. La Procura generale, chiedendo la conferma delle condanne, ha osservato che i fratelli Bianchi «hanno ricevuto condanne ormai passate in giudicato per estorsione e spaccio di sostanze stupefacenti e sono soggetti conosciuti per avere la fama di picchiatori e infatti in passato sono stati arrestati per fatti analoghi e rinviati a giudizio: sempre aggressioni di più soggetti contro uno, peraltro ai danni di soggetti extracomunitari, quindi sempre in una situazione in cui il soggetto è in una situazione di minorata difesa». Di conseguenza, secondo la Procura,« sono persone che andavano a fare gli arroganti in giro, che vivevano nel lusso senza fare nulla e che quindi vivevano di delitti. Sono persone, infine, che hanno dimostrato di non aver avuto alcuna revisione critica del loro operato, come emerge dal loro esame in occasione del quale hanno reso dichiarazioni miranti a dare la responsabilità esclusiva dell’evento a Belleggia e nel corso del quale hanno addirittura mostrato un atteggiamento quasi offensivo nei confronti dei familiari della persona offesa».

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