Dl lavoro, addio reddito di cittadinanza: dal 2024 arriva l’Assegno di inclusione. Cosa è previsto nella bozza

La bozza del decreto sul tavolo del Consiglio dei ministri dell’1 maggio

Dall’1 gennaio 2024 il reddito di cittadinanza lascerà il posto all’Assegno di inclusione, la nuova misura di contrasto «alla povertà, alla fragilità e all’esclusione sociale delle fasce deboli». Potranno farvi domanda solo le famiglie con componenti disabili, minori o over 60. L’Assegno può arrivare fino a 500 euro al mese, moltiplicati per la scala di equivalenza fino a un massimo di 2,2 (2,3 nel caso di disabili gravi). Il provvedimento è inserito nella bozza del decreto lavoro sul tavolo del governo nel Consiglio dei ministri che si riunirà l’1 maggio a Palazzo Chigi dalle 10. Sempre nella bozza, ancora da definire, è previsto poi lo Strumento di attivazione (Sda), rivolto alle persone occupabili tra i 18 e i 59 anni, non disabili e non impegnati in attività di cura o in situazione di povertà. Sarà pari a 350 euro mensili e sarà erogato solo nel caso di partecipazione ad attività formative o a progetti utili alla collettività, per tutta la loro durata e per un periodo non superiore alle 12 mensilità. Il beneficio economico è infatti inteso come un’ indennità di partecipazione alle misure di attivazione lavorativa.


Come funziona l’Assegno di inclusione

L’Assegno di inclusione è rivolto ai «non occupabili» e, si legge nella bozza, «è una misura di sostegno economico e di inclusione sociale e professionale, condizionata alla prova dei mezzi e all’adesione a un percorso personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa». Potrà arrivare a 500 euro al mese moltiplicati per la scala di equivalenza fino a un massimo di 2,2 (e 2,3 nel caso di disabilità gravi). La scala cambia e vale uno per il primo componente, 0,5 per ogni altro componente con disabilità, 0,4 per gli altri componenti over 60 o con carichi di cura, 0,15 per i bambini fino a due anni e 0,10 per gli altri minori. Coloro che fanno domanda devono risiedere in Italia da minimo di 5 anni, e negli ultimi 2 in maniera continuativa. L’Isee familiare non può superare i 9.360 euro, mentre il reddito familiare deve essere inferiore a 6mila euro annui, moltiplicati per la scala di equivalenza. L’assegno viene erogato per un periodo continuativo non superiore ai 18 mesi, e può essere rinnovato, previa sospensione di un mese, per ulteriori dodici mesi. Nel calcolo del reddito per l’ammissione della domanda sono incluse le pensioni e i compensi da lavoro sportivo dilettantistico; il patrimonio immobiliare – fuori dalla casa di domicilio – deve essere inferiore ai 30mila euro; non si può essere proprietari di automobili con oltre 1600 di cilindrata o moto oltre i 250cc, immatricolati nei tre anni precedenti. La soglia massima dei 6mila euro annui viene incrementata in caso di affitto della casa di abitazione fino ad un massimo di 3.360 euro annui. In caso di inizio di lavoro dipendente la retribuzione non è considerata nel reddito fino a un massimo di 3mila euro annui lordi.


Coloro che ricevono l’assegno devono iscriversi al Siisl – il Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa – e presentarsi al primo appuntamento entro 120 giorni dalla sottoscrizione del patto di attivazione digitale. Ogni 90 giorni devono poi prendere parte ai successivi appuntamenti per aggiornare la propria posizione, pena la sospensione dell’erogazione dell’assegno. I componenti «occupabili» del nucleo familiare di età compresa tra 18 e 59 anni sottoscrivono poi con i centri per l’impiego un patto di servizio personalizzato. Se uno dei componenti rifiuta un’offerta di contratto di lavoro che preveda un periodo di almeno un mese, la famiglia perde il beneficio economico. Nel caso di contratti tra uno e sei mesi il beneficio è solo sospeso.

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