Sfide social, così TikTok prova a difendersi dalle indagini del Parlamento italiano – I documenti
Mentre continuano le morti di giovani legate a pericolose sfide che circolano sui social, TikTok affina le armi della difesa e deposita alcuni documenti guida per un uso sicuro della piattaforma alla commissione Cultura della Camera. Quest’ultima ha avviato un’indagine conoscitiva sulle challenge ancora troppo diffuse in rete. Lo scorso 13 aprile i rappresentati di TikTok sono stati ascoltati in un’audizione informale assieme all’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM) e ad alcuni docenti e esperti del settore. Anche il Presidente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, Pasquale Stanzione, è stato chiamato in causa dalla commissione lo scorso 26 aprile per discutere sulle iniziative per contrastare la diffusione delle challenge nelle reti sociali online. Dalla recente sfida della cicatrice francese alla ormai nota Blue Whale, in quell’audizione è stata analizzata l’esposizione dei ragazzi a contenuti e contesti inadeguati per il loro grado di sviluppo. Soprattutto – ha evidenziato Stanzione – «in termini di autodeterminazione della loro personalità che, va ricordato, anche negli adolescenti è ancora in formazione e quindi maggiormente suscettibile di condizionamento». L’obiettivo di queste audizioni nell’ambito dell’indagine della Commissione non è demonizzare l’uso dei social, ma assicurarsi che le piattaforme ne promuovano un utilizzo corretto e sicuro e sentire le diverse piattaforme e realtà del settore prima di impegnare il governo sul tema.
Fondamentali i limiti di età sui social, ma (soli) non bastano
Nel mirino dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali ci sono anche i fenomeni dell’adescamento di minori online, il cyberbullismo e il revenge porn. Un ruolo centrale lo gioca il limite e l’accertamento dell’età di chi può stare su TikTok e le carenze della piattaforma in merito, riscontrate in questi anni, hanno portato all’ideazione di una serie di contenuti, interventi e guide preventivi. In questa direzione si è mossa anche la Commissione europea che si è impegnata a proporre, a partire da quest’anno, una disciplina per gli Stati membri sulla verifica dell’età. Ma ogni politica di questo genere, riconosce l’Autorità, è realmente efficace solo «se fondata su una vera e propria pedagogia digitale che possa rendere i giovani consci sia delle opportunità che dei rischi della rete».
Le richieste al governo
Il parlamento sta sentendo TikTok prima di chiedere di impegnare il governo sul testo in commissione Cultura a firma di Anna Laura Orrico (Movimento 5 Stelle) che ha chiesto di adottare iniziative – tra le diverse componenti delle comunità scolastiche – di controllo e confronto volte a ridurre la diffusione di pericolose sfide tra i più giovani. In particolare, viene poi chiesto di attivare una campagna istituzionale mediatica informativa e di sensibilizzare sul tema delle challenge attraverso i canali tradizionali della Rai, nonché quelli digitali come Rai Play e i social. Oltre a ribadire la necessità di avviare iniziative sul piano europeo e internazionale per ridurre l’effetto virale dei video delle sfide.
Cosa fa TikTok contro le sfide pericolose
Su questo TikTok negli anni è intervenuto su più fronti ideando una serie di algoritmi che mirano a impedire di default la possibilità di trovare contenuti nocivi o di permettergli la viralità. Ad esempio, cercando sulla barra di ricerca “benadryl challenge” – che lo scorso mese ha portato alla morte un 13enne per overdose di antistaminici – non appare nessun video ma, anzi, un avviso che mette in allerta l’utente che fa questo tipi di ricerca. «La tua sicurezza è importante. Alcune sfide online possono essere pericolose», avvisano. Poi viene data una guida per valutare i pericoli e difendersi. Oltre agli algoritmi, la piattaforma ha anche una squadra di 40 mila professionisti della sicurezza che lavorano 24 ore su 24 per rimuovere le violazioni che avvengono su TikTok. Certo è che qualche contenuto, spesso attraverso l’uso di strategie, riesce comunque a sfuggire al controllo della piattaforma.
Cosa c’è nei documenti depositati da TikTok
Analisi di efficaci risposte educative per la prevenzione di sfide online pericolose. Così si intitola uno dei documenti depositati da TikTok in commissione Cultura, e parte di un progetto globale con Praesidio Safeguard. Dove vengono presentati dei dati che ridimensionano la portata del fenomeno delle challenge. «La maggior parte dei bambini non partecipa personalmente alle sfide, solo il 21% degli adolescenti partecipa attivamente a sfide (di qualsiasi tipo), a prescindere dal fatto che scelgano di pubblicarle o meno», si legge. «I tassi di partecipazione effettivi alle sfide pericolose sono molto più bassi e suggeriscono che mentre il 21% dei ragazzi partecipa a sfide, solo il 2% degli adolescenti ha preso parte a una sfida che considera rischiosa e pericolosa e solo lo 0,3% ha partecipato a una sfida che ha classificato come molto pericolosa». Qui viene, inoltre, evidenziato come le istituzioni dovrebbero cercare la consulenza di esperti per valutare il rischio posto dalle sfide online. E che le informazioni sul tema dovrebbero essere trasmesse in un contesto più ampio di alfabetizzazione mediatica perché gli interventi tendono a iniziare troppo tardi rispetto a quando bambini e giovani sono esposti a contenuti dannosi. Il secondo documento depositato è la Guida all’uso sicuro dell’app, ideata con l’Unione Nazionale Consumatori. Dalla spiegazione ai ragazzi su come segnalare contenuti inappropriati al consiglio di stabilire un tempo massimo da trascorrere sulla piattaforma, il testo presenta una guida in 10 punti destinata ai genitori. Il terzo è Genitori in Blue Jeans sviluppato dagli esperti di Fondazione Carolina, la Onlus nata in ricordo della 14enne suicidatasi per cyberbullismo nel 2013, pensato per supportare educatori e famiglie italiane ad accompagnare gli adolescenti nel loro percorso online in modo sicuro e consapevole. Infine, è stata presentata anche la ricerca in partnership con Internet Matters, che ha coinvolto genitori e adolescenti in Regno Unito, Irlanda, Francia, Germania e Italia per capire il loro punto di vista sulla gestione del tempo online, supportarli e capire di quale aiuto avrebbero bisogno.
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