Mattarella sulla tomba di Alessandro Manzoni a Milano: «Il potere non compiaccia le folle anonime»

Nel discorso il presidente della Repubblica cita un passaggio dei Promessi sposi: «Il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune»

Presente a Milano per i 150 anni della morte di Alessandro Manzoni, Sergio Mattarella, dopo aver assistito alla deposizione di una corona di fiori al cimitero Monumentale, ha tenuto un discorso nella casa dello scrittore, in centro città, con molti riferimenti all’attualità, pur tenendo come filo guida le principali opere dello scrittore simbolo dell’unità d’Italia. Tensione per un paese che non fosse la somma di statarelli, lontananza dai populismi e passione per la vita umana da proteggere sempre e comunque sono i valori manzoniani citati dal presidente: «La “Storia della Colonna infame” ci ammonisce di quanto siano perniciosi gli umori delle folle anonime, i pregiudizi, gli stereotipi; e di quali rischi si corrano quando i detentori del potere politico, legislativo o giudiziario si adoperino per compiacerli a ogni costo, cercando solo un effimero consenso. Un combinato micidiale, che invece di generare giustizia, ordine e prosperità, che è il compito precipuo di chi è chiamato a dirigere, produce tragedie, lutti e rovine», ha detto Mattarella.


Bisogna riflettere «sulla tendenza, registrabile in tutto il mondo, delle classi dirigenti a assecondare la propria base elettorale o di consenso e i suoi mutevoli umori, registrati di giorno in giorno attraverso i sondaggi, piuttosto che dedicarsi a costruire politiche di ampio respiro, capaci di resistere agli anni e di definire il futuro. Già ne I promessi sposi, nei capitoli dedicati alla peste, Manzoni scriveva icasticamente a proposito di questi rischi: “Il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune”». E poi il tema della difesa della persona in quanto tale e del rifiuto dell’attenzione alla “razza”, ovvero alla nazione di provenienza, o alla stirpe in quanto tale. Argomenti manzoniani su cui Mattarella ha particolarmente insistito: «E’ la persona, in quanto figlia di Dio, e non la stirpe, l’appartenenza a un gruppo etnico o a una comunità nazionale, a essere destinataria di diritti universali, di tutela e di protezione. E’ l’uomo in quanto tale, non solo in quanto appartenente a una nazione, in quanto cittadino, a essere portatore di dignità e di diritti».


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