È iniziata alle 13 la riunione della commissione Antimafia, costituita con un ritardo di sette mesi dall’insediamento delle Camere. Oggi, 23 maggio, la bicamerale è chiamata a nominare il suo presidente. Per l’elezione è sufficiente la maggioranza assoluta e i membri della commissione rappresentano proporzionalmente la composizione del Parlamento: il centrodestra, dunque, ha i numeri per imporre un suo nome. E così è stato: Chiara Colosimo è la nuova presidente della commissione. Fin dalla scorsa settimana, le voci di un’investitura della deputata di Fratelli d’Italia hanno acceso la protesta dei familiari delle vittime di mafia e terrorismo. Tra i firmatari dell’appello c’erano anche i nomi di Salvatore Borsellino, Giovanni Impastato, Manlio Milani e Paolo Bolognesi: hanno chiesto alla maggioranza di fare marcia indietro sulla nomina di Colosimo, per i suoi presunti rapporti con il terrorista dell’eversione di destra Luigi Ciavardini. «È accettabile che si scelga, per un ruolo importante come la presidenza di una Commissione parlamentare bicamerale, una persona che non si vergogna di avere rapporti con uno stragista che mai si è pentito? E, ancora, solo a noi appare evidente il gigantesco conflitto di interessi della probabile futura presidente?». Tre domande che sono cadute nel vuoto: il partito di Giorgia Meloni, la quale è molto legata a Colosimo, non ha accolto la richiesta delle associazioni dei familiari delle vittime.
L’opposizione e la scelta di abbandonare l’aula durante il voto
Del loro appello se ne sono fatti carico gli esponenti del Movimento 5 stelle, del Partito democratico e dell’Alleanza verdi e sinistra. Sono usciti dall’aula di Palazzo San Macuto prima che iniziassero le procedure di voto. L’avevano già annunciato in mattinata: «Se la maggioranza dovesse insistere sul nome che è circolato in questi giorni, il Movimento non parteciperà al voto in segno di totale contrarietà alla scelta che si vuole portare avanti», avevano scritto in una nota i membri grillini della commissione. «Le polemiche di questi giorni sulla presidenza della commissione Antimafia rischiano di compromettere la credibilità e l’autorevolezza di un’istituzione delicata e importante per la nostra democrazia. Riteniamo che vadano ascoltate le preoccupazioni delle associazioni delle vittime della mafia e del terrorismo e di Salvatore Borsellino: sono loro che interpretano al meglio i valori della giustizia presenti nella nostra società. La commissione Antimafia è un pilastro dell’impegno istituzionale per la legalità, nel rispetto dei principi sanciti dalla Costituzione». Anche i parlamentari del Pd, prima dell’inizio della riunione e dopo le conferme informali giunte da FdI sul nome di Colosimo, erano intervenuti: «Non possiamo ignorare le preoccupazioni espresse dalle associazioni delle vittime della mafia e della criminalità organizzata», hanno fatto notare. I Dem avevano rivolto alla maggioranza un appello in extremis: «Convergiamo su un nome che sia espressione dell’unità delle forze politiche». Analoga la posizione di Alleanza verdi e sinistra, mentre il Terzo polo, per bocca della capogruppo al Senato Raffaella Paita, aveva riferito: «Noi parteciperemo al voto come abbiamo sempre fatto, ma non voteremo Colosimo».
L’elezione e l’esultanza di Fratelli d’Italia
Il nome di Colosimo è stato scritto su 29 schede: nelle file della maggioranza si è registrato un voto in meno, dato per assente. Pd, M5s e Avs non hanno partecipato al voto. L’elezione è stata accompagnata da un applauso dei componenti di centrodestra, nell’aula di Palazzo San Macuto. Dafne Musolino, del partito Sud chiama Nord, ha ottenuto invece quattro preferenze: su di lei sono convogliati i voti del Terzo polo. Da segnalare anche un’astensione. «Nel giorno in cui ricordiamo con dolore la strage di Capaci, costato il sacrificio di chi ha dedicato la propria vita per combattere le mafie, rivolgo le congratulazioni mie e del gruppo di FdI alla Camera alla collega Colosimo», ha dichiarato Tommaso Foti, capogruppo di FdI a Montecitorio. «È un risultato di cui siamo orgogliosi: ancora una volta FdI indica una donna a ricoprire un incarico non solo prestigioso, ma che richiede grande impegno e responsabilità. Il recente arresto di Matteo Messina Denaro conferma il serrato ed instancabile lavoro svolto, nel corso degli anni, dai tanti uomini e donne delle istituzioni nella lotta alla criminalità organizzata. Una lotta che è anche patrimonio di quella politica alla luce del sole di cui Colosimo è protagonista. Spiace che in un’occasione così importante, in cui era auspicabile che si manifestasse un fronte politico comune contro le mafie, ci sia chi si sia voluto distinguere per faziosità, nel segno di una vuota quanto infondata dietrologia. Siamo certi che con la sua proverbiale perseveranza e trasparenza nell’attività di tutti i giorni, Chiara saprà dimostrare a chi oggi non l’ha votata di avere perso una formidabile occasione per qualificarsi».
Le altre nomine dell’ufficio di presidenza e il discorso di Colosimo
I parlamentari di Pd, M5s e Avs sono rientrati in aula dopo l’elezione di Colosimo. I lavori della bicamerale sono ripresi verso le 14 per nominare i due vicepresidenti e i segretari della commissione. I deputati Mauro D’Attis, Forza Italia, e Federico Cafiero De Raho, M5s, sono stati eletti vicepresidenti, rispettivamente con 29 e 13 voti. Completano l’ufficio di presidenza della bicamerale il senatore Andrea Iannone, FdI, e il deputato Anthony Barbagallo, Pd, eletti segretari: 30 voti per il primo e 13 per il Dem. La neo presidente Colosimo, dopo la chiusura delle procedure di voto, ha fatto un intervento in aula: «Nella patria di Don Pino Puglisi, sotto la guida di un presidente della Repubblica che ha conosciuto il dolore della perdita di un fratello per mano della mafia, nessuno può sentirsi indifferente al cospetto di questa sfida. Dal più giovane studente, ai parlamentari e ministri della Repubblica, in ogni ambito di vita della nostra comunità nazionale, noi dobbiamo scegliere, ribadire e gridare, se necessario, la radicale condanna di ogni mafia. Rivolgo il primo pensiero a Giovanni Falcone, nell’anniversario della strage di Capaci in cui perse la vita insieme alla moglie Francesca Morvillo, magistrato anche lei, e alla sua scorta composta da Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo. E alle vittime di tutte stragi di stampo mafioso e terroristico.
«Un pensiero che certo non può e non vuole essere soltanto personale, ma che intende rappresentare testimonianza del futuro e saldo impegno cui assolverà questa Commissione, espressione dell’intero Parlamento italiano. A Giovanni Falcone, a Paolo Borsellino e ai membri della sua scorta che persero la vita per difenderlo, il 19 luglio 1992, nella strage di via D’Amelio, noi dobbiamo il solenne impegno a combattere la solitudine degli uomini e delle donne di giustizia». Fuori da Palazzo San Macuto, invece, Colosimo ha risposto così a chi le domandava della sua conoscenza con l’ex Nar, Luigi Ciavardini: «Io non ho amicizie. Ho semplicemente espletato, nelle mie funzioni di consigliere regionale, quello che mi era concesso e che era anche dovuto e cioè incontrare anche persone che sono state o sono detenute. Conosco il presunto Ciavardini, esattamente come lo conoscono moltissimi altri eletti di altre appartenenze politiche, poiché lui è in un’associazione che si occupa, come da articolo 27 della Costituzione, del reinserimento di altri detenuti nel momento in cui hanno scontato le loro pene».
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